Corriere della Sera

Alla semplicità»

Elsa Peretti, designer di Tiffany, compie 80 anni e riflette sul futuro della moda e dello stile. Fra le sue creazioni i bracciali ispirati alle forme anatomiche

- Di Enrica Roddolo

● Tra i suoi gioielli, dal tratto moderno per linee e fonti di ispirazion­e, i più famosi sono le collane Diamonds by the Yard, la serie Bones e la serie Beans ispirata alla forma dei fagioli

Scollatura abissale, enormi occhiali da sole. Elsa Peretti nel 1977 ad un evento a New York, città in cui ha abitato per anni prima di trasferirs­i in Spagna

O ssa umane come ispirazion­e per bracciali di eleganza intramonta­bile. Una scelta che ha fatto scalpore. «Ma la mia passione per le ossa non ha nulla di macabro, da ragazzina visitavo spesso la cripta di una chiesa cappuccina del diciassett­esimo secolo a Roma dove le pareti erano decorate con ossa e mia madre doveva rimandarmi indietro ogni volta a restituire un piccolo ossicino», ricorda, dalla cittadina di Sant Martì Vell in Spagna — archiviata la parentesi newyorkese — la designer Elsa Peretti, che ha appena spento 80 candeline. «I miei ottant’anni arrivano in un momento molto delicato per il mondo intero...e mai come in questo momento ho sentito quanto sia importante il mio ruolo di filantropa».

Attraverso la Fondazione Nando ed Elsa Peretti — papà Nando fondò l’anonima Petroli Italiana e lei crebbe nel mondo dorato della città eterna, Roma, prima di reinventar­si una vita altrove, prima modella (anche per Salvador Dalì) e poi designer — Elsa Peretti ha finanziato negli anni molti progetti umanitari. Per oltre 54 milioni di euro. «Il mio impegno ora è concentrat­o sull’italia, non solo perché è il mio Paese, ma anche perché è quello che sta subendo le peggiori conseguenz­e di questa pandemia, così con l’ordine di Malta e il Circolo San Pietro abbiamo donato 2 mila pasti caldi da distribuir­e a Roma nelle mense all’aperto. E pensando agli effetti sanitari, economici e sociali della pandemia nel Sud Italia, ho preso la decisione di sostenere la Fondazione di Comunità Val di Noto, la Fondazione comunitari­a di Agrigento e Trapani e la Fondazione di Comunità San Gennaro», racconta la designer che ha legato il suo nome a Tiffany.

Come sarà la creatività dopo l’onda d’urto del Covid19? Cosa immagina per il futuro del design, della moda e della creatività? «Penso che nel futuro la moda, così come il design, dovranno tornare alla semplicità. Penso che lo stile debba essere semplice. La curiosità e l’umiltà, essere generosi e aperti verso gli altri sarà sicurament­e il modo migliore per sviluppare la creatività in futuro. E poi per me le linee e le forme, se sono belle, sono senza tempo. Indosso lo stesso abito per diversi anni se il suo design mi piace. Ad esempio, sono felice quando creo i miei look con i capi più belli che ho nel mio armadio da tanto tempo, mi piace vestirmi in modo naturale ...non mi piacciono i look impeccabil­i o troppo perfetti, “preconfezi­onati”».

I suoi gioielli, per primi, hanno sdoganato l’argento come materiale prezioso, e hanno scelto forme anatomiche come ispirazion­e, come nella collezione Bones, ossa, appunto. E proprio il bone cuff, in occasione dei suoi 80 anni è stato rielaborat­o in modo inedito, in verde, rosso... «Si adatta perfettame­nte alla forma del polso: il bracciale è disegnato specificam­ente per il polso destro e per il sinistro e può essere indossato in coppia, diventando un tutt’uno con il corpo. Quanto all’argento, bisogna seguire il proprio istinto, e io adoravo i gioielli antichi d’argento che avevo scovato al mercato di Portobello, a Londra. Così nel 1974, quando iniziai a collaborar­e con Tiffany ero tentata di lavorare con le pietre più preziose ma ero timida: la personalit­à di una pietra, anche da 0.3 carati, è comunque forte. Pensai allora alla fede nuziale in oro di mia zia Nina, in cui la pietra da un carato era incastonat­a nell’argento».

La sua collana Bottle ha fatto epoca: vero che la creò perché le piaceva l’idea di girare per NY con un fiore al collo?

«Il primo oggetto che ho creato a New York nel 1969 fu proprio una piccola bottiglia d’argento, una sorta di feticcio. Mi piaceva l’idea di camminare per le strade della città portando al collo un fiore in questa piccola bottiglia. L’ispirazion­e mi venne da Portofino nei ‘60, un posto magico. Le donne erano bellissime, con abiti di seta di Emilio Pucci e tenevano tra le mani una gardenia...così pensai a qualcosa in cui il fiore si potesse trasportar­e e conservare. La natura ispira tutte le mie creazioni, dai fagioli alle stelle marine, dagli scorpioni ai serpenti. Da bambina andavo alla ricerca di bellissime conchiglie sulla spiaggia. A quel tempo le spiagge erano molto generose, non c’era plastica ma solo vetri levigati e piccole conchiglie».

La sostenibil­ità è un valore di riferiment­o nella gioielleri­a oggi. «Tiffany è stato uno dei brand precursori su questo tema, sono orgogliosa di collaborar­e con un’azienda che da oltre 20 anni, come me, è impegnata a svolgere la propria attività in modo responsabi­le, proteggend­o la natura, adottando iniziative per la conservazi­one dell’ambiente, e che sceglie solo diamanti di provenienz­a tracciabil­e».

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Bracciali Bone in rosso, blu e verde
Anatomici Bracciali Bone in rosso, blu e verde
 ??  ?? Foto di gruppo È il 1975 a New York, lo scatto è di Ron Galella, il pioniere dei paparazzi: da sinistra, Elsa Peretti, Jack Haley Jr., Liza Minnelli, lo stilista Halston e Margaux Hemingway, modella e nipote dello scrittore Ernest
Foto di gruppo È il 1975 a New York, lo scatto è di Ron Galella, il pioniere dei paparazzi: da sinistra, Elsa Peretti, Jack Haley Jr., Liza Minnelli, lo stilista Halston e Margaux Hemingway, modella e nipote dello scrittore Ernest

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