La giacca manifesto «Il green è come un cammino di fede»
Nicolas Bargi, ceo di Save the Duck: finalmente un capo 100% riciclato e riciclabile
«La sostenibilità è un percorso che stimola ad alzare l’asticella ogni giorno». Crede che l’approccio sostenibile al consumo sia paragonabile all’ intraprendere un cammino di fede Nicolas Bargi, ceo e fondatore di Save the Duck, brand nato nel 2012 proprio con l’obiettivo di tutelare l’ambiente e gli animali. Tra le idee più simboliche del marchio milanese, l’ultima è la creazione di una giacca manifesto per diffondere i valori dell’economia circolare, completamente riciclata e riciclabile. «Abbiamo investito e lavorato moltissimo — spiega Bargi — per sviluppare un nylon di qualità altissima, al 100% riciclato. La fibra è ottenuta sia dalla rigenerazione
d Quando abbiamo cominciato, nel 2012, l’alternativa ecologica era scadente. Ora la partita vera è il bio degradabile
delle reti da pesca, sia da nylon riciclato. Il tutto per riuscire ad ottenere un nylon 6 non solo esteticamente considerevole, ma anche riprocessabile praticamente, all’infinito». Il risultato e l’omaggio ai principi dell’economia
circolare offrono spunti di riflessione importanti, in vista anche dei prossimi chiari di luna del mercato. «La partita vera — spiega l’imprenditore — è quella del biodegradabile: un tema che, per molti marchi, sarà caldissimo
in futuro. Noi abbiamo investito parecchio in ricerca e sviluppo, in primis sulla ricerca di materiali come gli scarti di banana e le fibre naturali, e per sviluppare le caratteristiche in questa giacca, persino nelle imbottiture».
Save the Duck è stato il primo marchio di piumini italiano 100% animal free. «Paradossalmente — osserva Bargi — era più semplice migliorare quando abbiamo iniziato, perché l’alternativa ecologica era scadente. Un vuoto che ci ha consentito di creare e portare al successo un’ovatta innovativa con la stessa sofficità e termicità delle piume, togliendo ai piumini non solo la crudeltà sugli animali, ma anche i difetti fastidiosi come lo spiumare con il tempo». La visione in verde e lungimirante dell’imprenditore ha permesso all’azienda di espandersi a livello economico: il fatturato pre-covid19 si aggirava intorno ai 37 milioni di euro. «In tempi non sospetti — dice Bargi — stimavamo di chiudere il 2020 a 41 milioni: invece, restando positivi, andremo indietro di 2 anni».
Ma ci sono altri traguardi: il titolo di prima azienda del sistema fashion italiano con la certificazione B-corp e l’ingresso nell’ United Nations Global Compact (UNGC) delle Nazioni Unite, network di aziende per promuovere la cultura della responsabilità sociale.