Corriere della Sera

Gli scrittori nascosti dallo pseudonimo

- Di Cecilia Bressanell­i

Alberto Pincherle, Franco Lattes, Luigi Bonardi, Carlo Lorenzini, Umberto Poli, Marta Felicina Faccio, Aron Hector Schmitz. Chi sono? Alcuni tra i più grandi scrittori italiani. Noti però con gli pseudonimi usati per firmare le loro opere. Alberto Pincherle è Alberto Moravia, nome scelto (per evitare confusione con l’omonimo storico delle religioni) quando nel 1929 pubblicò Gli indifferen­ti. Franco Lattes divenne Fortini; Luigi Bonardi fu Malerba; Carlo Lorenzini si firmò Carlo Collodi (dal borgo toscano della madre); Umberto Poli fu Saba; Marta Felicina (Rina) Faccio usò Sibilla Aleramo. E poi Aron Hector Schmitz che volle chiamarsi

Italo Svevo. Il cambio del nome è una ossessione letteraria, non solo italiana, che cela le più diverse ragioni (pudore? vergogna? gioco?). L’autore de Il rosso e il nero non si chiamava Stendhal, ma Marie-henri Beyle; George Orwell era nato Eric Arthur Blair (e questo è il nome sulla lapide dell’autore di 1984). Pseudonimi sono Romain Gary (Roman Kacew), Michel Houellebec­q (Michel Thomas), John le Carré (David John Moore Cornwell), E. L. James (Erika Mitchell), Mo Yan (Guan Moye, Nobel nel 2012)... e si potrebbe continuare a lungo. Ai tanti esempi «la Lettura» #285 del 14 maggio 2017 ha dedicato la visual data di Federica Fragapane e un testo di Paolo Di Stefano (disponibil­e nell’archivio dell’app del supplement­o).

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Dall’alto: lo scrittore francese Stendhal, l’inglese George Orwell e Alberto Moravia
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