Il Festivaletteratura di Mantova dice addio al suo fondatore
Scompare Luca Nicolini, 66 anni, libraio: nel ’97 creò la rassegna con la moglie e altri 6 concittadini
«Abbiamo parlato, ragionato, anche discusso. Fino alla fine». Piange e sorride Marzia Corraini, amica e socia di fondazione del Festivaletteratura, ricordando il presidente Luca Nicolini, scomparso giovedì sera a Mantova, a 66 anni. Molte telefonate tutti i giorni, con lui e la moglie Carla (anche lei tra i fondatori del Festival), fino a una settimana fa: «Ha affrontato la malattia con una positività e una forza incredibili». E non si può non notare la coincidenza tra la morte di quello che è stato il frontman del comitato organizzatore del Festivaletteratura e la sfida di un’emergenza che tocca tutte le manifestazioni culturali e fa perdere alle parole assembramento, fila, folla la loro connotazione positiva, di misura del successo, per farle diventare pericolo da evitare.
«Visionario e fattivo», come lo ha giustamente definito il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, Nicolini, di famiglia radicata nella città, era il volto di quel gruppo di mantovani dalle diverse professioni che, nel 1997, aveva fondato la rassegna, sull’esempio del festival gallese di Hay-on-wye e sulla base di un’intuizione semplice, eppure rivoluzionaria: portare il corpo degli scrittori davanti ai lettori, creare occasioni di incontro, di dialogo, anche di discussione.
«Il virus cambierà il Festival, lo ha già fatto. In questi giorni stiamo ragionando su tre possibili Festival, a seconda di quello che si potrà fare e Luca c’è», continua Marzia Corraini. C’è nell’impostazione collegiale che Festivaletteratura ha sempre avuto, c’è nell’entusiasmo dei giovani collaboratori ai quali «anche Luca diceva: pensate a qualunque cosa impossibile».
Di quel comitato di otto pionieri (oltre a lui, alla moglie Carla Bernini e a Marzia Corraini ci sono Laura Baccaglioni, Annarosa Buttarelli, Francesco Caprini, Paolo Polettini, Gianni Tonelli) Nicolini era il presidente, ma senza alcun protagonismo sottolineava sempre il lavoro comune di un gruppo che, negli anni, ha formato una generazione più giovane, capace di raccoglierne lo spirito, portando idee nuove.
Proprio durante l’ultima edizione, all’inizio dello scorso settembre, aveva scoperto la malattia. Pacato, sorridente, discreto, passava da un incontro all’altro in bicicletta, sempre pronto a fermarsi per un saluto, una battuta, un commento.
Ammetteva che in questi vent’anni c’erano stati momenti di dissenso, di scontro anche forte, ma che alla fine aveva sempre prevalso la voglia di portare avanti un progetto in cui la città si è identificata. «Quasi tutti gli anni c’è l’occasione per dire: ecco, su questo non avevamo mai litigato prima», scherzava.
Se il primo anno il Festivaletteratura, insieme a Salman Rushdie inseguito dalla fatwa del 1989, aveva portato in città 12 mila persone, quasi tutte mantovane, nel 2019 il bilancio è stato di oltre 122 mila presenze (con un record di 135 mila nel 2016,quando si festeggiò l’edizione del ventennale): qui sono passati celebrità, premi Nobel e altri che lo sarebbero diventati perché lo scouting, la scoperta di nomi nuovi, è sempre stata una bella ossessione del comitato, in particolare proprio di Nicolini. Per lui anticipare le tendenze, coglierle nella loro prima apparizione era uno dei fondamenti, insieme all’indipendenza delle scelte dagli enti locali e dagli editori. Nel tempo il festival di Mantova si è aperto sempre di più ai temi sociali e politici della contemporaneità: l’europa, la crisi climatica, i populismi, il mondo che lasceremo a chi verrà dopo di noi.
Una vita passata con i libri e gli scrittori, quella di Nicolini: nel 2019, poco prima dell’estate, aveva lasciato nelle mani della giovane Ilaria Beccari la guida della libreria Nautilus, ora del gruppo Librerie.coop. L’aveva fondata con Carla nel 1979, subito dopo la laurea (lui in Storia, lei in Filosofia). C’erano ancora molti progetti da portare avanti, con il festival, non con la politica che pure lo aveva tirato spesso, lui cattolico di sinistra, per la giacchetta. L’unica politica che lo interessava è stata sempre, fino alla fine, quella della lettura.