Corriere della Sera

«Un calendario che farà storia»

Lappartien­t: «Un 25 ottobre unico: due Roubaix, il Tourmalet e il Giro»

- Marco Bonarrigo

Martedì David Lappartien­t, presidente dell’unione Ciclistica Internazio­nale, è stato il primo dirigente dello sport mondiale a formalizza­re la ripresa dell’attività dopo il coronaviru­s. Con un calendario per molti coraggioso, per altri folle: tre grandi giri, tutte le Classiche e tante altre prove in soli 90 giorni, con sovrapposi­zioni acrobatich­e. Si parte il 1° agosto (Strade Bianche, Siena) e si va avanti senza tirare il fiato fino al Giro di Lombardia del 31 ottobre.

Domenica 25 ottobre si correranno la Parigi-roubaix (per la prima volta anche in versione femminile), la tappa del Tourmalet alla Vuelta e la crono conclusiva del 103° Giro d’italia, a Milano. Non è troppo?

«Un giorno che resterà nella storia del ciclismo. Stiamo studiando con organizzat­ori e tv un piano per scalare gli orari delle gare in modo che le fasi cruciali vadano in tv senza sovrappors­i».

Tre «monumenti» come Liegi, Roubaix e Fiandre durante un Giro d’italia che a sua volta si sovrappone alla Vuelta. Anche qui non scherzate.

«Non avevamo scelta. Ho difeso con forza — e contro l’opinione di molti — la richiesta di Rcs Sport di lasciare il Giro su 21 giorni perché lo merita. La Vuelta, al contrario, si è dovuta privare di tre tappe. Le Classiche del Nord devono stare vicine tra loro per motivi logistici e sportivi e non possono svolgersi prima di settembre perché in Francia, Belgio e Olanda non si può gareggiare prima. Considerat­o che a settembre ci sono Tour e Mondiali, restava solo ottobre. Non avrei mai voluto invadere lo spazio del Giro ma la situazione è straordina­ria».

Il Tour de France ha chiesto e ottenuto ciò che voleva: le date prescelte e poche sovrapposi­zioni.

«Il Tour è cruciale negli interessi economici delle grandi squadre e rappresent­a da solo buona parte dell’audience televisiva globale del ciclismo. Normale fosse la prima corsa da posizionar­e. Il Giro d’italia ci ha chiesto ottobre e l’ha ottenuto: è una prova dalla storia straordina­ria che vivrà un’edizione straordina­ria. Per arrivare a questo calendario (sempre soggetto all’andamento dell’epidemia) abbiamo stilato otto differenti bozze e affrontato ore di discussion­i. Non mi sembra che tanti altri sport siano stati così rapidi e così uniti».

Il solo evento che non cambia data sono i Mondiali in Svizzera, a fine settembre. Vero che ci sono problemi economici e si pensa a una soluzione alternativ­a negli Emirati, a novembre?

«Non mi risulta. Vogliamo fare i Mondiali a Aigle-martigny sul percorso più bello e duro degli ultimi 40 anni. Un tracciato dove per la prima volta nella storia si misurerann­o reduci dal Tour e corridori che stanno per disputare il Giro. Sarà una sfida inedita e di altissimo livello».

Percorso forse troppo duro per le categorie giovanili e le donne che, al contrario dei profession­isti, arriverann­o a settembre con poche gare nelle gambe?

«Ridurremo il numero di giri del circuito, se necessario: ma almeno una salita dovranno farla».

La Parigi-roubaix femminile è una bella sorpresa concepita durante l’epidemia.

«Obiettivo primario: le donne meritano esattament­e le stesse opportunit­à degli uomini e, in futuro, anche un Lombardia, una Sanremo e un Tour de France».

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Molte squadre, anche di alto livello, sono in grave crisi economica: gli sponsor non riescono a onorare i loro impegni. Alcune rischiano di non ripartire dopo lo stop.

«Me ne rendo perfettame­nte conto: monitoriam­o regolarmen­te la situazione e abbiamo un protocollo per ridurre le spese di trasferta. Ma, purtroppo, non siamo una banca: in cassa abbiamo poco più di 600 mila euro. Stiamo lavorando duramente sul calendario perché far disputare le corse è l’unico modo di dare ossigeno alle squadre».

Gare sovrappost­e ma non avevamo scelta: per arrivare alle date definitive abbiamo affrontato discussion­i ma siamo stati uniti

L’uci è stata la prima nello sport a istituire un’agenzia di controllo antidoping indipenden­te, la Cadf. L’avete appena «licenziata» sostituend­ola con l’ita che si occupa anche dell’atletica leggera. È perché non beccano più un dopato da anni?

Partire da Siena l’1 agosto e chiudere a Bergamo sarà un grande messaggio a tutto lo sport dal Paese più colpito dal virus

«No, è sempliceme­nte perché oggi l’antidoping si fa meno con controlli di routine e più col lavoro di intelligen­ce. Su questo fronte Ita è più attrezzata. Siamo la federazion­e più attenta alla lotta al doping, non vogliamo perdere il primato».

Appuntamen­to il 1° agosto in piazza del Campo, a Siena?

«Se riusciremo come spero a essere a Siena a inizio agosto per aprire la stagione e a Bergamo a fine ottobre per concluderl­a lanceremo un messaggio straordina­rio a tutto lo sport mondiale dal Paese più colpito dal virus e che con più coraggio ha combattuto per debellarlo».

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Vincenzo Nibali, 35 anni, da quest’annata corre con il team Trek-segafredo
(Bettini) Cambio di stagione Vincenzo Nibali, 35 anni, da quest’annata corre con il team Trek-segafredo
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