Corriere della Sera

La destra attacca sul riscatto. Polemiche per il velo

- Fabrizio Caccia

Giusto il tempo di scendere dal Falcon ed ecco che sulla liberazion­e di Silvia Romano divampa la polemica. Il centrodest­ra va all’attacco e il via lo dà il leader della Lega, Matteo Salvini: «È chiaro che nulla accade gratis, ma non è il momento di chiedere chi ha pagato cosa...». È evidente l’allusione a un riscatto. Così, subito gli risponde a tono Federica Dieni, segretario M5S del Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti: «Se Salvini è a conoscenza del pagamento di un riscatto, il nostro presidente Raffaele Volpi (della Lega, ndr) lo convochi per riferire». Ma ormai il fuoco è acceso: «Spero che dopo aver riportato a casa lei, lo Stato si prodighi per andare a stanare i suoi carcerieri, sarebbe un dramma se passasse l’idea che rapire gli italiani è un buon affare — osserva il presidente di Fratelli d’italia, Giorgia Meloni —. In quanto alla conversion­e della ragazza, non posso non ragionare che sia un modus operandi di buona parte del terrorismo islamico». Non mancano le critiche pure sul fatto che Silvia all’arrivo fosse avvolta in uno jilbab, l’abito somalo: «Come vedere tornare un prigionier­o dei campi di concentram­ento orgogliosa­mente vestito da nazista», il tweet del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti. «Guardate il suo sorriso, non l’abito», s’indigna però Nicola Fratoianni, portavoce di Sinistra Italiana. E Jasmine Cristallo, delle “Sardine”: «Sono stati spesi soldi per liberare Silvia? Meglio che per comprare armi!». «Felice per Silvia, ora verità per

Giulio Regeni», è l’appello del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, mentre il premier Conte su Fb esprime sollievo: «Il sorriso di Silvia c’infonde grande energia, una boccata di ossigeno più che necessaria in questo momento». Ma il ministro degli Esteri, Di Maio, pensa già agli altri italiani rapiti: padre Pierluigi Maccalli e Nicola Chiacchio in Mali e padre Paolo Dall’oglio sparito in Siria nel 2013: «L’italia non lascia indietro nessuno».

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