«Alla cooperazione serve sicurezza»
Non punta il dito contro nessuno ed è soltanto «enormemente felice per la liberazione di Silvia». Ma Gianfranco Cattai, cooperante dal ‘72 e presidente di Focsiv, federazione che riunisce 87 associazioni italiane impegnate nella cooperazione e nel volontariato internazionale, racconta anche di uno stile preciso: «Per noi la sicurezza dei nostri giovani, e ne abbiamo gestiti 27 mila in 48 anni, è al primo posto. Nessuna delle nostre associazioni avrebbe fatto partire una ragazza da sola e per giunta diretta ad un Paese con alcune tensioni interne come il Kenya. Ogni viaggio è un investimento per la vita di chi va e ci prendiamo a carico ognuno di loro assumendoci ogni responsabilità. Per questo, neppure i più esperti partono mai da soli e ciascuno ha sempre sul luogo dove è destinato un referente che lo ha in custodia per tutta la durata della missione».
Detto questo, respinge l’immagine di ragazze e ragazzi solo idealisti: «Nel mondo della cooperazione ci sono giovani determinati e motivati, che si avvicinano a questo mondo per una scelta che è solida e matura». Giovani che non si erano spaventati dopo il rapimento di Silvia Romano: «Anzi, sono arrivate molte disponibilità. In questo momento ce ne sono 400 di servizio civile internazionale che avrebbero dovuto partire ma sono bloccati per le norme dei vari decreti Covid». Un’emergenza nell’emergenza: «Abbiamo migliaia di cooperanti in Africa e America Latina e, mentre ancora non è chiaro l’impatto sanitario del virus, c’è già il contraccolpo sulla filiera alimentare che è completamente saltata e così si rischia di morire di fame, se non per il Coronavirus».
E le fatiche per il mondo della cooperazione non sono finite qui: «Questa crisi ha bloccato molti nostri progetti all’estero e ci sono 5 mila cooperanti rimasti in terra straniera senza lavoro, in una terra dove non esiste la Cassa integrazione. Chiediamo al governo di pensare anche alla Cooperazione».