L’incognita dell’aria condizionata Il virologo: un rischio può esserci ma è sufficiente la manutenzione
Quello del virus che «galleggia» nell’aria è un tema aperto. La Società italiana di Medicina ambientale (Sima) ha appurato che il Sars-cov-2 può essere trasportato dal particolato atmosferico e con la fase 2 si studia il ruolo che sembrano avere nella trasmissione i flussi di aria. Risponde alle nostre domande Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano.
Il virus è presente nell’aria?
«Si può trovare nell’aria dopo essere stato emesso da una persona infetta che starnutisce, parla o tossisce, ma un conto è rilevare il genoma del virus, altro è capire se sia ancora vitale e in grado di infettare qualcuno. Gli studi in questo senso non sono facili, perché dovrebbero essere condotti contagiando esseri umani: non ci sono riscontri.
Ad ora si sa che la via principale di propagazione del virus sono i droplets («goccioline») sopra i 5 micron emessi da un malato, ma ci sono anche i droplets più piccoli («aerosol») e si deve ancora stabilire quale carica virale abbiano quando sono sospesi in aria. Le indicazioni dicono che il rischio maggiore è la vicinanza con una persona infetta per più di 15 minuti».
Quali rischi all’aperto? si corrono
«Dove la dispersione di particelle e la ventilazione sono maggiori si corrono meno rischi: se siamo in un prato e
I flussi di ventilazione «Il flusso può trasportare goccioline, l’importante è non stare troppo vicino»
le goccioline cadono a terra non saranno dannose, molto peggio se finissero su una scrivania o su una maniglia. Contano molto i flussi d’aria: quando i runner corrono e i ciclisti pedalano emettono in velocità forti espirazioni che percorrono maggiori distanze e possono investire chi è alle spalle».
L’aria condizionata veicola il virus?
«In alcuni casi favorisce il ricambio perché immette aria «pulita» dall’esterno. Gli impianti industriali a doppia mandata (una pompa per l’afflusso d’aria, una per il deflusso) sono più sicuri ed è bene tenerli sempre accesi (in contesti di comunità come gli uffici). Il flusso di ventilazione, però, può trasportare le goccioline respiratorie a maggior distanza, ma l’energia cinetica, oltre a spingerle, le abbatte prima al suolo, soprattutto quelle più grosse. L’importante è non dirigersi l’aria addosso ed effettuare la periodica manutenzione degli impianti. In casa la normale pulizia delle griglie dei condizionatori è sufficiente ma non deve mancare la ventilazione degli ambienti con l’apertura delle finestre».
Che succede in ufficio dove, anche se distanti, le persone sono a contatto per ore?
«In ufficio la mascherina diventa un’esigenza di protezione suppletiva: in questa fase è bene che ciascuno si consideri potenzialmente asintomatico e quindi infetto. È un complemento, anche perché la durata del contatto è lunga e costituisce un problema».
Che pericolo si corre in un ristorante al chiuso?
«Uno studio cinese fa vedere come alcune persone in un ristorante di Guangzhou si siano infettate perché investite dal flusso diretto dell’aria condizionata che ha trasportato il virus da un tavolo agli altri. Anche la regolazione delle alette degli split va gestita. Dove si adeguano le distanze tra i clienti, il ristorante è un luogo in cui si parla senza