Corriere della Sera

I 20 mila italiani che cercano nelle campagne un (nuovo) lavoro

Nelle banche dati delle principali organizzaz­ioni agricole si sono registrati in tanti nell’ultimo mese: il 30% sono donne, molti non hanno mai lavorato in agricoltur­a

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C’è chi lavorava al bar. Che non ha riaperto. Chi studiava. Ma adesso è senza lezioni. Chi, sempliceme­nte, era già disoccupat­o prima del Covid19. Hanno saputo che, volendo lavorare, nei campi c’è spazio, perché quest’anno mancano 200 mila braccianti, in gran parte stranieri, impossibil­itati a tornare in Italia a causa delle restrizion­i nella mobilità dovute al coronaviru­s. E così più di 20 mila italiani, braccia più braccia meno, si sono registrati sulle banche dati delle principali organizzaz­ioni agricole. Che proprio per fronteggia­re la carenza di manodopera, ad aprile hanno creato delle piattaform­e per incrociare l’offerta di lavoro delle aziende e la domanda degli aspiranti operai agricoli.

La prima, il 7 aprile, è stata Confagrico­ltura: in poco più di un mese alla piattaform­a Agrijob sono arrivate 17 mila domande, 12 mila circa di italiani. Il 18 aprile anche

Coldiretti ha lanciato la sua banca dati: a Jobincount­ry si sono iscritti in 10 mila circa, quasi 9 mila italiani. Il 24 aprile è partita anche la Cia con la piattaform­a Lavora con agricoltor­i italiani (inteso come

Immigrati irregolari che la ministra alle Politiche agricole Teresa Bellanova vuole regolarizz­are

450.000 provengono da edilizia, commercio, ristorazio­ne, etc.

150.000 provengono dai campi

I braccianti negli elenchi Inps che non arrivano alla soglia minima del sussidio di disoccupaz­ione

240.000 italiani

160.000 stranieri

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