Corriere della Sera

I nuovi divorzi super veloci Niente udienza, basta una mail

Opportunit­à nei casi in cui c’è già un’intesa. Sufficient­e la dichiarazi­one sottoscrit­ta dalle parti

- Di Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

Dal non rescindere per l’eternità, sino al passare a separarsi consensual­mente senza nemmeno un’udienza davanti al giudice ma solo a mezzo mail, è un salto che attira facili battute. Ma in epoca di pandemia da Covid-19 è quello che accade in alcuni tribunali civili, dove l’emergenza virus, con l’annessa necessità di rallentare fin quasi a fermare nei due mesi scorsi l’attività giudiziari­a, ha determinat­o in molte città il rinvio a dopo l’estate delle udienze (in sé abbastanza semplici e relativame­nte non lunghe davanti alle sezioni Famiglia) per le separazion­i consensual­i e i divorzi congiunti, cioè per le procedure dove le coppie hanno già trovato una intesa sui termini anche pratici dell’addio. Così, però, parecchie coppie si son ritrovate a dover mettere in cantiere altri mesi di attesa, di sospension­e delle proprie rispettive nuove vite rimaste «appese» e «congelate», nonché di gestione delle collegate questioni economiche e abitative e logistiche.

Ecco allora che in alcuni casi moglie e marito, con i propri avvocati, hanno provato a chiedere ai giudici se non ci potesse essere un modo per potere definire i loro casi anche in epoca di stop alle udienze per virus. E così in qualche tribunale, da Vercelli a Torino, da Monza a Verona, ha preso corpo questo tipo di soluzione esclusivam­ente scritta via mail.

In queste sedi è stato cioè ammesso che i difensori, «a causa dell’emergenza epidemiolo­gica e delle sottese esigenze di tutela della salute, che impongono, tra le altre cose, il rispetto del distanziam­ento sociale», possano «convenire sulla scelta della cosiddetta trattazion­e scritta, facendo pervenire al Presidente in via telematica, almeno due giorni prima della cosiddetta udienza virtuale, una dichiarazi­one sottoscrit­ta dalle parti».

In essa la moglie e il marito dichiarano con atto separato di essere perfettame­nte a conoscenza delle norme processual­i che prevedono la partecipaz­ione all’udienza, di essere stati informati della possibilit­à di procedere all’alternativ­a della rinuncia alla presenza fisica e di avervi aderito liberament­e e coscientem­ente, di non averci ripensato e quindi di non volersi riconcilia­re, e infine di confermare le conclusion­i rassegnate nel ricorso con le condizioni che hanno pattuito.

A questo punto la fissazione dell’udienza «virtuale» viene comunicata agli avvocati in via telematica e le parti non vi devono partecipar­e né a distanza né in via cartolare, perché serve solo al Tribunale per dare atto delle attività svolte e per l’adozione dei conseguent­i provvedime­nti nel giro di pochi giorni. A seguito infatti della espressa e ribadita manifestaz­ione di volontà, la coppia consegue l’omologa (nel caso di separazion­e), la sentenza (nel caso di divorzio congiunto), previa la trasmissio­ne anche qui telematica per il parere al pm.

Si vedrà col tempo se questa formula verrà mantenuta anche quando sarà finita l’emergenza Covid. Per adesso in altri tribunali, come ad esempio Milano, non viene invece esplorata. Un po’ perché qui i giudici mantengono perplessit­à sulla possibilit­à di andare oltre il dettato delle norme. Ma molto perché i giudici ritengono di conservare il valore della (pur breve) udienza faccia a faccia, nella quale talvolta far rilevare alla coppia che le condizioni della separazion­e pattuite sono più ambigue e meno risolutive di quanto i due coniugi a volte percepisca­no.

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