Agostini: «Torniamo in sella, ma prudenza»
«Guardi, neanche a farlo apposta sono appena sceso dal mio scooter». Anche per il 15 volte campione del mondo Giacomo Agostini è cominciata la Fase 2. «Ago» ci parla al telefono, dalla sua casa di Bergamo.
Come sta affrontando questo «nuovo inizio»?
«Con molta cautela. La tragedia che abbiamo vissuto è ancora davanti agli occhi. Mi muovo lo stretto necessario, attenendomi alle regole. È la cosa più importante da fare per ripartire davvero al più presto. Ma vedo che qualcuno si è già scordato del distanziamento fisico. Io sono diretto e metto subito in guardia chi si avvicina troppo».
È stato con le sue moto anche nelle lunghe giornate della quarantena?
«Certo. Qui ne ho una decina e mi sono dedicato alla manutenzione, per ritrovarle in forma al momento giusto. Ho lavorato sulle due che uso in pista per i revival: liquidi, gomme nuove fatte arrivare dalla Pirelli, insomma cose da appassionati. Poi ho messo in ordine la sala dei trofei e ho fatto pulizia tra i cimeli. Ho buttato alcune foto del 1965, allora ti fotografavano da chilometri di distanza… potevo anche non essere io!».
Si dice che oggi la moto possa essere la soluzione per chi non si fida dei mezzi pubblici. Secondo lei?
«Per le grandi città è vero, la moto non ingombra, consuma poco e velocizza gli spostamenti. Ma se la distanza dal lavoro è notevole le cose cambiano, perché può diventare faticosa. E poi è anche una questione di attitudine, di “sicurezza attiva”: non tutti hanno la preparazione e i riflessi che servono per controllare una moto anche nelle situazioni critiche. In ogni caso, per tutti, occorre riabituarsi: in questi giorni, muovendomi in scooter, mi sono reso conto che, dopo due mesi di inattività da lockdown, il rischio principale è di fare meno attenzione a tutto ciò che c’è intorno. I motociclisti ora devono raddoppiare l’attenzione».