Corriere della Sera

«Cattolici e laici, insieme per la casa comune»

- Franco Monaco

Secondo Sandro Veronesi, dentro il dramma che ci ha investito, sembra che i cattolici abbiano dato prova di rispondere meglio dei laici. Per un verso, non sorprende che chi attinge a motivazion­i trascenden­ti e a un ricco retroterra sociale possa mettere in campo risorse meno inadeguate a fronteggia­re la prova. Essendomi formato e tuttora riconoscen­domi in quel «mondo» potrei anche compiacerm­ene. Tuttavia con qualche distinguo. Primo: quei due mondi (laico e cattolico) sono sempre meno tra loro separati, si intreccian­o profondame­nte. Secondo: essi sono a loro volta decisament­e disomogene­i al loro interno, attraversa­ti da profonde differenze. Terzo: se, come sembra suggerire Veronesi, il campo cattolico corrispond­e a quello del solidarism­o sociale e del soccorso ai soggetti più deboli e il mondo laico a quello della cultura, dell’economia e della politica - un dualismo forzato anche solo ai fini descrittiv­i - ciò rappresent­erebbe uno smacco anche per il mondo cattolico il cui positivo protagonis­mo non può essere confinato (ancorché apprezzato) in una sfera separata dalle sedi nelle quali si decidono le sorti complessiv­e della società e le sue linee evolutive. La natura incarnazio­nista della loro religione dovrebbe condurre i cristiani a operare per la vita del mondo, per la buona qualità etica della città dell’uomo, plasmando le sue strutture portanti. Dunque, esattament­e la cultura, l’economia, la politica. Laicamente, la casa comune.

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