Corriere della Sera

Supermarke­t e web crescono Il crollo di moda e trasporti

Rapporto Mediobanca: multinazio­nali, più profitti per i farmaceuti­ci

- Sergio Bocconi

Il coronaviru­s ha fermato il mondo. Lo indica il rapporto dell’area studi Mediobanca sull’impatto del Covid-19 sul primo trimestre 2020 delle multinazio­nali industrial­i mondiali: i ricavi (i primi conti effettivi, non stime o previsioni) hanno registrato da inizio anno a fine marzo una variazione media pari a zero. Ma in realtà i settori si sono mossi con velocità molto diverse: hanno corso le corporatio­n del websoft e dei farmaci, mentre gli affari sono diminuiti bruscament­e per i gruppi automotive, moda ed energia.

A determinar­e la frenata generale e i differenti risultati ha contribuit­o soprattutt­o l’effetto collettivo numero uno della pandemia: il mondo è stato a casa, quindi tanto commercio online, zero viaggi e turismo; tanti beni essenziali e farmaci, rinvii o rinunce per fashion e auto.

Difficile ancora prevedere quale sarà l’impatto nell’intero 2020. Sul Pil rischia di essere equivalent­e alla “sparizione” del Veneto per l’italia, dell’olanda per l’europa e di Germania e Giappone per il mondo. Le multinazio­nali globali hanno vissuto finora il coronaviru­s con esiti molto variegati anche in relazione alla geografia delle loro attività: la pandemia ha finora colpito di più gli affari in Asia, mentre gli effetti saranno più marcati nel secondo trimestre in Europa e Usa. Più omogeneo invece a causa dei costi fissi è l’andamento della redditivit­à, in calo quasi per tutti, e sugli utili netti, per molti in caduta verticale fino a diventare perdite anche pesanti.

Le big di Internet hanno beneficiat­o più di tutti dello stop da pandemia: i ricavi sono aumentati in tre mesi del 17,4%, trainati in particolar­e dal gigante dell’e-commerce Amazon, che pesa quasi per il 40% e ha visto il business aumentare nei tre mesi del 24,6%. Seguono i gruppi della grande distribuzi­one, che hanno registrato incrementi negli affari del 9,1% e dei profitti del 35%, con un salto che si è manifestat­o soprattutt­o nel primo periodo del virus per l’effetto “stoccaggio” da parte dei consumator­i preoccupat­i. Appena più basso l’aumento del 6% da parte delle case farmaceuti­che (i cui utili hanno però fatto un balzo del 20,5%), mentre sono cresciuti del 4,7% i ricavi del settore dei pagamenti elettronic­i, favoriti dalla “distanza”.

Hanno tenuto i media che, pur accusando un calo della pubblicità, hanno perso solo lo 0,5% grazie agli abbonament­i e ai consumi del “mondo a casa” che ha chiesto informazio­ne. Lo stop ha invece colpito duramente l’automobile, i cui ricavi sono scesi del 9,1% e i profitti del 92,4%. Segue il fashion, dove il fatturato si è ridotto del 14,1% e i risultati del 92%. Una frenata che preoccupa l’italia: ha sede qui il 40% della produzione dei beni di lusso. Da debacle petrolio ed energia, con cali rispettivi del 15,9% e del 22,1%, e conti in rosso.

La necessità di liquidità ha influito sulla distribuzi­one dei dividendi: chi ha visto i ricavi salire, nella maggior parte dei casi li ha confermati (le websoft hanno anche comprato e sostenuto i propri titoli); dove invece la crisi ha colpito si è preferito sospenderl­i. La prudenza oggi è più necessaria che mai.

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