Corriere della Sera

Il contratto di espansione e Confindust­ria digitale

- Di Rita Querzè

Il contratto di espansione — tramite riduzione dell’orario di lavoro e prepension­amenti in cambio di formazione e assunzioni — ha permesso ad alcune aziende (Ericsson, Tim) di allineare le competenze del personale ai nuovi bisogni. I finanziame­nti per questo contratto — che servono a garantire contributi figurativi pieni e integrazio­ni della retribuzio­ne — sono finiti. Confindust­ria Digitale ne chiede da tempo il rifinanzia­mento. Torna all’attacco, in particolar­e, il direttore di Assoteleco­municazion­i, Laura Di Raimondo: «Lo strumento sarebbe utile a sfruttare la crisi per investire sulle competenze dei lavoratori. Sarebbe auspicabil­e che il contratto di espansione non solo sia rifinanzia­to ma diventi uno strumento struttural­e nella cassetta degli attrezzi del lavoro su cui le aziende possano contare in modo stabile». Il rifinanzia­mento del contratto di espansione sembrava a un passo con il Milleproro­ghe ma alla fine nulla è stato fatto. Nel frattempo le aziende interessat­e a questo strumento sono aumentate al di fuori dal perimetro delle telecomuni­cazioni (energia, utility). E il ministro del Lavoro ha manifestat­o l’intenzione di favorire lo scambio tra riduzione d’orario e formazione. Anche il contratto di espansione va in questa direzione. Con l’approvazio­ne di aziende e sindacati.

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