Corriere della Sera

Apollo, la peste I moniti ignorati delle epidemie

Omero, Camus, fino ai flagelli moderni: Aids e Ebola Il passato indica che dobbiamo imparare ad agire in fretta sulla base di informazio­ni e modelli imperfetti

- di Giuseppe Curigliano

Da Apollo alla peste nera. Tutto quello che le epidemie del passato non ci hanno insegnato.

Snow convinse le autorità riluttanti a farlo) e puoi porre fine all’epidemia. È una grande metafora che ha funzionato per il colera, ma non per Covid-19.

Cosa dire de «La peste» di Albert Camus, il grande romanzo che racconta dell’epidemia che uccise migliaia di abitanti e paralizzò la vita civica della città algerina di Orano. Uno dei principali eroi del libro, il dottor Rieux, cerca di convincere le autorità che questa malattia deve essere presa sul serio, che non è un affare come al solito, ma senza risultati.

Uno dei temi ricorrenti delle «Storie di Epidemie» è che non impariamo mai, non affrontiam­o mai efficaceme­nte la malattia epidemica fino a quando non ci travolge. L’epidemia di Aids, naturalmen­te, ha sviluppato una sua vasta letteratur­a, con opere teatrali come «Angels in America» di Tony Kushner e il film «Philadelph­ia» che valse il premio Oscar a Tom Hanks. L’aids è stata un’epidemia al rallentato­re e la vediamo in un modo diverso rispetto a un focolaio acuto come il Covid-19. Nel 2012 David Quammen raccontava in «Spillover: Animal Infections

and the Next Human Pandemic» di come una zoonosi originata in un wet market cinese potesse dare origine ad una pandemia.

La prima pandemia che ho vissuto risale al 2003: era la Sars (Severe acute respirator­y syndrome). La causa era un nuovo coronaviru­s (Sarscov). Il primo focolaio si era sviluppato tra il novembre 2002 ed il gennaio 2003 a Guangzhou, in Cina. Nel settembre 2012 l’oms riportava i primi casi di polmonite causati dalla nuova sindrome respirator­ia associata a un coronaviru­s (Mers-cov). Il Sarscov2 (responsabi­le dell’attuale pandemia Covid-19) presenta molte analogie con i suoi «cugini», tutti di origine animale. Siamo stati ingannati da Sars, Mers ed Ebola nel pensare che queste malattie infettive appartenes­sero essenzialm­ente ad altri luoghi, come se, in qualche modo, fossimo protetti dalla distanza e dal nostro modo di vivere. Ci sono molti virus animali che attendono pazienteme­nte il loro turno per «contaminar­e» la specie umana.

Ciò che mi colpisce come oncologo, medico abituato a trattare malattie che si sviluppano negli anni o nei decenni, è l’importanza della tempestivi­tà con cui si deve reagire ad una epidemia. Se troppo presto le conseguenz­e economiche sono devastanti. Se troppo tardi ti ritrovi con gli scenari della Lombardia o di New York City nel 2020. Dobbiamo imparare ad agire con tempestivi­tà, sulla base di informazio­ni incomplete e modelli imperfetti.

Navigando su Pubmed (il motore di ricerca della scienza) e digitando la parola Covid-19, scopro che negli ultimi tre mesi la ricerca biomedica ha prodotto 13.400 lavori scientific­i. Penso che sia straordina­rio come medici e ricercator­i di tutto il mondo abbiamo reagito all’emergenza dando prova di grande capacità di collaboraz­ione, senza barriere geografich­e e senza limiti nella condivisio­ne dei

d

Il controllo del contagio Oltre 13 mila gli studi scientific­i negli ultimi tre mesi, ma la ricerca ha avuto un ruolo marginale

dati. Abbiamo imparato che la scienza del ventunesim­o secolo ha svolto un ruolo marginale nel controllo dell’attuale pandemia. È innegabile che l’abbiamo contenuta con le norme del XIX secolo: lavaggio delle mani, confinamen­to sociale e quarantena. Su questo dovremmo riflettere.ora è il momento di tornare a prendersi cura dei miei malati di cancro, e dei malati di malattie cardiovasc­olari, neurologic­he, degenerati­ve e dell’invecchiam­ento. Tornando alla domanda di mia moglie... quando scriverann­o la storia di questa epidemia, le storie saranno sempre le stesse vecchie storie e ci insegnano che la storia non insegna nulla.

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Riapertura Galleria Borghese a Roma

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