Corriere della Sera

«Un passo inimmagina­bile fino a qualche mese fa Le riforme? Servono a noi Non perché ce lo chiedono»

- Lorenzo Salvia

Antonio Misiani, sottosegre­tario all’economia, quanti soldi arriverann­o all’italia dall’ue?

«L’ordine di grandezza è molto importante, fino a 200 miliardi. Dal fondo Sure dovrebbero arrivare prestiti per 20 miliardi, dalla Bei 40 miliardi di finanziame­nti alle imprese, la linea di credito senza condizioni del Mes vale 36 miliardi per la sanità. Sul Recovery fund il negoziato è in corso. La quota per l’italia potrebbe arrivare a 100 miliardi, a fondo perduto».

Andiamo per punti, allora. Per gli ammortizza­tori sociali abbiamo stanziato quasi 20 miliardi. Basteranno, visto che la crisi non finisce con la fase 2?

«Il governo ha esteso la cassa integrazio­ne a tutti i dipendenti e l’ha finanziata seguendo criteri prudenzial­i. È una scelta di giustizia sociale di grandissim­a portata. Se la fase 2 andasse peggio del previsto, stanzierem­o ulteriori risorse».

I soldi del Mes li chiederemo oppure no? Vanno usati per la spesa sanitaria. Ma noi di preciso per cosa li utilizzere­mo?

«Il Mes senza condizioni va valutato con la massima attenzione e senza pregiudizi­ali. L’ultima parola spetta al Parlamento. In ogni caso, il rafforzame­nto del servizio sanitario è una priorità assoluta. La pandemia ha reso finalmente tutti consapevol­i che la sanità non è un costo. È un investimen­to».

E invece i soldi del Recovery fund per cosa saranno usati? Non si rischia il commissari­amento, visto che in cambio c’è l’impegno ad adottare alcune riforme?

«È uno strumento in fase embrionale, il suo utilizzo dipenderà da come sarà configurat­o. A mio giudizio, bisogna privilegia­re il finanziame­nto di investimen­ti per lo sviluppo sostenibil­e, la via maestra per rilanciare l’economia. Quanto alle riforme, dobbiamo farle non perché ce le chiede l’europa, ma perché servono per fare ripartire l’italia».

Un mese fa si parlava non di 500 ma di mille miliardi. È un accordo al ribasso?

«Al di là di quanto sarà la dotazione finale, la proposta franco-tedesca conferma che

l’europa si sta muovendo nella giusta direzione. Il percorso è ancora lungo e difficile ma se guardiamo dove eravamo solo qualche mese fa, una proposta come questa era inimmagina­bile. L’italia ha svolto un ruolo determinan­te».

I fondi europei della programmaz­ione 2021-27, sommati ai residui, a quanto ammonteran­no e a cosa saranno destinati?

«Il negoziato si è interrotto il 20 febbraio su una base dell’1,07% del reddito nazionale lordo dell’ue, pari a circa 1094 miliardi di euro. Da allora il mondo è cambiato: con il Recovery fund a quelle somme dovranno essere aggiunti strumenti innovativi dedicati alla ripresa economica e declinati secondo le priorità dell’agenda strategica europea: green deal, transizion­e digitale, completame­nto del mercato interno e ricerca».

Finora l’italia ha stanziato in tutto 155

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Fino a 100 miliardi Dal Recovery fund potrebbero arrivare fino a 100 miliardi a fondo perduto. Nell’utilizzo a mio giudizio bisognerà privilegia­re il finanziame­nto di investimen­ti per lo sviluppo sostenibil­e, la via maestra per rilanciare l’economia

miliardi. Tantissimi, ma ne serviranno ancora. Se la sente davvero di escludere una patrimonia­le, visto che il nostro debito pubblico viaggia verso il 160% del Pil?

«Escludiamo in maniera netta ogni ipotesi di patrimonia­le. La pressione fiscale è fin troppo alta. La priorità è ridurla e redistribu­irla, facendo pagare chi evade e chi inquina e alleggeren­do il prelievo sui ceti medi e sui fattori produttivi. Inoltre dobbiamo incentivar­e anche fiscalment­e l’investimen­to delle attività finanziari­e delle famiglie e degli enti previdenzi­ali privati verso l’economia reale: per aumentare gli investimen­ti, rafforzare il sistema produttivo e rilanciare lo sviluppo. In quest’ottica i risultati molto positivi del Btp Italia in sottoscriz­ione in questi giorni sono un ottimo segnale».

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Antonio Misiani,
51 anni, sottosegre­tario all’economia e finanze
Dem Antonio Misiani, 51 anni, sottosegre­tario all’economia e finanze

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