Conte chiede all’europa di fare di più
Oggi scriverà a von der Leyen: proposta da ampliare perché poi dovremo fare un compromesso al ribasso L’obiettivo di bloccare passi indietro sui 500 miliardi Meloni: soldi della Ue insufficienti Bene lo strumento, non il metodo È nato il super Stato franc
Giuseppe Conte oggi invierà una lettera a Bruxelles, alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la cui sostanza può essere riassunta in questo modo: «Per confezionare la tua proposta sul Recovery fund non accettare compromessi al ribasso, perché sicuramente ne dovremo fare già uno al prossimo Consiglio europeo di giugno, quindi cerca di ampliare la proposta franco-tedesca e mettere sul campo l’iniziativa più ambiziosa possibile. Ne va della tenuta dell’economia europea, del mercato unico e della stessa Ue».
Anche se apparentemente defilato, il ruolo dell’italia nei negoziati in corso per dare corpo al Recovery fund non potrebbe essere più attivo: ieri il capo del governo ha avuto contatti telefonici sia con il presidente francese Emmanuel Macron che con la Cancelliera Angela Merkel, a entrambi ha espresso apprezzamento per la proposta che Parigi e Berlino hanno confezionato due giorni fa, un fondo di sole sovvenzioni, che non vanno a incidere sullo stock del debito pubblico, di almeno 500 miliardi di euro, di cui all’italia dovrebbe spettare
Nessun sì a scatola chiusa alla proposta franco-tedesca sul Recovery fund, ma anzi «tanti dubbi, di metodo e di merito». Un sì convinto invece alla mozione di sfiducia al Guardasigilli Bonafede «non per tattica, ma per sostanza». E un no a questo governo, che sarà gridato il 2 giugno, in una manifestazione «che vogliamo sia unitaria» del centrodestra. Li pronuncia Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’italia.
La proposta di Merkel e Macron — un fondo europeo di 500 miliardi per i paesi più colpiti dalla crisi –— va nella direzione che anche voi avevate indicato: perché non è convinta?
«Precisiamo: quello del Recovery fund, fra tutti gli strumenti di cui si era parlato, ci convinceva di più. Ma noi chiediamo in primo luogo che la Bce si comporti come tutte le altre banche centrali, ovvero acquisti illimitatamente titoli di Stato».
Quale il vantaggio?
«La nostra proposta era chiara: uno Stato emette questi “bond patriottici” con rendimento basso ma durata anche cinquantennale, trasferibili, non tassati, allettanti per i risparmiatori. L’invenduto viene acquistato dalla Bce. L’ultima emissione di titoli di pochi giorni fa dedicata all’emergenza ha avuto grande successo. Questa è la via».
Se ne è scelta un’altra.
almeno il 22%: più di 100 miliardi che l’italia ha chiesto di essere «spendibili entro la fine di settembre del 2020».
Ora toccherà alla presidente della Commissione redigere entro pochi giorni una proposta definitiva da sottoporre
Il ruolo della Bce
I due Paesi si muovono per i loro interessi Noi chiedevamo che la Bce comprasse illimitatamente titoli di Stato
La mozione
Noi voteremo la sfiducia a Bonafede. La mozione Bonino? Se la votasse un pezzo della maggioranza, diremmo sì, anche se non è del tutto condivisibile
«Ci sono problemi di metodo e di merito. Metodo perché è surreale che si stia tutti discutendo di quello che hanno deciso Germania e Francia nell’ambito del loro trattato di Aquisgrana che nulla ha a che fare con l’europa, ma che è un accordo per una sorta di “super-stato” all’interno della UE che si muove non per fare beneficienza, ma per interessi dei rispettivi paesi. Basti pensare all’ipotesi di corridoi turistici dalla Germania a Croazia e Grecia, che sarebbero un danno enorme per l’italia».
Nel merito?
ai capi di stato e di governo in vista del prossimo Consiglio, e toccherà anche allargarla anche al capitolo dei prestiti, anche se l’italia non ha intenzione di contrarre debiti. Palazzo Chigi formalmente chiederà di più, ma anche in funzione
«I 500 miliardi di cui si parla sono insufficienti, e in cuor loro lo pensano tutti. Lo stesso commissario Gentiloni aveva parlato prima di 1600 miliardi, poi di 1000, ora siamo a 500... E poi, si tratta di tattica, per non dovere subire nessuna decurtazione e non dare spazio ai Paesi del Nord Europa che puntavano e ancora puntano a non più di 300 miliardi complessivi di fondi europei confezionati come sovvenzioni, senza obbligo soldi a fondo perduto o prestito? Chi e come li mette? E quanto spetta davvero all’italia? Tutto poco chiaro per valutare e, soprattutto, per esultare come alcuni fanno».
Germania che preme sui paesi contrari e Francia rap(fotoservizio: Claudio Guaitoli) presentante di quelli più colpiti: non è positivo?
«Ma ci si rende conto che, con l’uscita della Gran Bretagna, l’italia è essenziale per tenere viva l’europa? Non ci fanno un piacere, senza di noi è finita. Lo sa la Francia che ha di restituzione.
Per Giuseppe Conte una cifra complessiva di oltre 100 miliardi di euro, pari a due finanziarie, che già solo per essere stata ventilata ha fatto scendere il nostro spread sui titoli pubblici di almeno venti punti, va più che bene. Si tratterebbe fra l’altro di obbligazioni emesse della Commissione, ancorate al bilancio europeo, da restituire in 15 anni, dunque un parente stretto di quegli eurobond che l’italia chiede da anni senza successo. Un motivo in più per essere soddisfatti e per sperare che la proposta avanzata da Macron e Merkel venga ampliata dalla Commissione, visto che al prossimo Consiglio europeo sarà certamente battaglia con paesi contrari come Olanda e Austria.
L’italia è consapevole che forse non basterà il Consiglio europeo di giugno per chiudere l’accordo, che forse si andrà a luglio, ma insieme a Spagna, Francia e Portogallo, e ora anche insieme a Berlino, è fermamente predisposta a non fare passi indietro rispetto al nocciolo duro dei 500 miliardi. preso una posizione meno schiacciata sui tedeschi proprio per questo, e lo sa la Germania dove il dibattito sul rischio di mungere la mucca fino a farla morire è ben aperto. È un punto d forza, lo stiamo trasformando in debolezza».
Non si è più deboli se il governo è esposto a crisi, come potrebbe accadere in caso di sfiducia oggi a Bonafede che voi stessi voterete?
«Se l’eventuale sfiducia comporti una crisi o no va chiesto nella maggioranza, certo sarebbe un fatto gravissimo. Ma per noi un ministro che dà segnali di debolezza come quello di far uscire di galera i boss mafiosi proprio dopo le rivolte in carcere, è un pericolo se resta al suo posto».
Siete pronti a votare anche la mozione della Bonino?
«Non ne condividiamo parte dei contenuti, ma se avremo la certezza che anche un pezzo della maggioranza la vota, non faremo mancare i nostri voti per sfiduciare Bonafede».
Il centrodestra torna unito dopo l’intesa sulla manifestazione da tenersi il 2 Giugno, dai lei proposta?
«È il messaggio che vogliamo mandare, conto che lo faremo insieme il 2 giugno. Stiamo vagliando le varie proposte per essere in piazza in modo non tradizionale, vogliamo rispettare le regole e assieme dar voce ai tantissimi delusi da un governo che ancora non ha pagato la cassa integrazione a 2 milioni e 600 mila italiani, né in 70 giorni i 600 euro alle partite Iva. E intanto pensa alle sanatorie per gli immigrati e a moltiplicare le poltrone».