Corriere della Sera

Premio Hayek ad Alesina, Favero e Giavazzi

- Giuliana Ferraino

Quando il fondatore del Manhattan Institute, Sir Antony Fisher, chiese a F. A. Hayek come invertire l’erosione della libertà, il premio Nobel per l’economia consigliò di non iniziare con la politica in sé, ma di combattere prima sul campo di battaglia delle idee. Il Premio Hayek nasce per celebrare il libro che onora meglio questa missione. E quest’anno è stato assegnato a «Austerità. Quando funziona e quando no», il testo pubblicato nel 2019 da tre economisti italiani, Alberto Alesina, Carlo Favero e Francesco Giavazzi, che si divederann­o il premio di 50 mila dollari.

«Il mondo ora non ha bisogno di austerità. In un momento in cui il lockdown ha fatto crollare la domanda, l’unica cosa da fare è sostenerla, altrimenti siamo tutti morti. Bisogna usare la politica fiscale per mettere i soldi in tasca a chi ne ha bisogno», afferma Giavazzi. Ma presto i governi dovranno affrontare l’esplosione del debito pubblico. «Il Fmi stima che l’emergenza Covid farà salire il rapporto debito-pil di circa 20 punti in media nelle economie avanzate: 22 punti negli Usa, 20 punti in

Italia, 17 punti in Francia e 8 punti in Germania», spiega il docente dell’università Bocconi. «A un certo punto dovremo porci la domanda se possiamo vivere con debiti così alti».

Qual è la risposta? «La storia ci indica 4 modi per ridurre un debito troppo alto: con un’inflazione anticipata, come fece Einaudi, che portò a a zero il debito reale. O con un mix di inflazione anticipata e crescita, come avvenne negli Anni 50. Oppure con provvedime­nti amministra­tivi, che sono un modo gentile per dire default (l’ultima volta fatta risale al ‘26 con Mussolini). Infine c’è la strada del Giappone, che ha messo tutto il debito nella banca centrale e lo ha lasciato là. Però il Giappone ci insegna anche che la crescita si ferma. Se c’è tanta liquidità e tassi così bassi, un Paese perde la capacità di discrimina­re tra buoni e cattivi progetti, mentre quando il costo del capitale (e del debito) è un po’ più alto, si sceglie meglio, spiega Giavazzi. Nel libro i tre economisti raccontano che c’è un’altra strada: combinare l’austerità buona, cioè fatta con riduzioni di spesa, con la riduzione delle tasse, come fece ad esempio il Canada a inizio anni ‘90. «Ora non è il momento, ma il problema del debito si porrà. Forse sceglierem­o di fare come il Giappone. Dipenderà dal virus: se scompare presto, torneremo a crescere rapidament­e e allora dovremo affrontare il debito. Ma dipenderà anche dalla Bce e dal suo programma di acquisto di titoli, che la sentenza della Corte Costituzio­nale tedesca rende più problemati­co».

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Alberto Alesina, professore a Harvard
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Carlo Favero, professore alla Bocconi
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Francesco Giavazzi, docente alla Bocconi

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