Quante cose normalmente eccezionali
È accaduto più o meno tutto quel che doveva accadere e che non avremmo mai immaginato. È successo quel che nessuno avrebbe pensato, cose normali che nemmeno la fantasia più libera e crudele avrebbe mai potuto evocare, tante cose normali e tanti fatti, persone, errori, incroci fatali, casi felici, coincidenze mancate. E quel bambino.
Un tale si è ammalato da giovane ma è sopravvissuto oltre ogni speranza spegnendosi lentamente, chi è impazzito in tarda età, chi è andato in guerra lasciando vedove e orfani, chi ha perduto per sempre la memoria e dunque sé stesso, chi si è perso senza ritrovarsi e chi non si è mai perso, chi è andato e chi è rimasto, chi era lì al momento giusto, chi era altrove al momento sbagliato, chi una mattina ha imboccato male l’ultima curva per distrazione, chi per imprudenza è finito giù, chi è finito giù come desiderava. Tutte cose normali. Uno è morto per imprudenza o per odio o per amore, un altro per sfinimento, un altro per colpa o per innocenza o per leggerezza o per eccessiva diligenza. Ogni motivo è buono per morire e per separarsi. Quei due hanno divorziato subito eppure sembravano indivisibili, altri non facevano che offendersi e litigare, ma sono rimasti insieme odiandosi per la vita. Malattie arrivate nel momento migliore, o nel peggiore. C’è sempre normalmente una vita che finisce prima dell’altra, sempre troppo presto. Si finisce sempre troppo presto, anche a novantasei anni: «Poteva tirare avanti ancora un po’…». È accaduto di tutto, cioè le solite cose. Difficile riparare la vita, ma non impossibile. Si riparano bambole, scarpe, tappeti, motori, orologi, braccia, denti, gambe, zigomi, polsi, si riparano vite.
«Per me no, non c’è più niente da aggiustare», ho sentito dire a nostra madre, piena di dolori alle spalle e alle ginocchia.
Si pensa di aver vissuto chissà che, e a conti fatti si scopre di non aver vissuto nient’altro che cose normali, normalmente eccezionali,eccezionalmente noiose, prive di quell’epica che ci vedevi nel momento in cui. «Non c’è epica in natura, l’eroismo è sempre un’invenzione», ha detto in televisione un giovane filosofo rivoluzionario, neo o post o neopostmoderno.