Corriere della Sera

Conte: Il Mes? Non è la soluzione

«Giorni cruciali per i 500 miliardi Ue a fondo perduto» Il premier accoglie anche la proposta del «family act»: non si parla di posti, con Iv vedo un percorso comune

- di Monica Guerzoni

ROMA Sei lunghissim­e ore incollato agli scranni del governo, prima alla Camera e poi al Senato, con la rissa tra Lega e 5 Stelle sulla sanità lombarda e con le accuse a tutto campo di Matteo Salvini contro le mosse dell’esecutivo. Alle tre e venti del pomeriggio, quando lascia l’aula con la mascherina nera sul viso e imbocca lo scalone di Palazzo Madama, Giuseppe Conte è visibilmen­te stanco. Ma ha ancora molta voglia di parlare. La soddisfazi­one per gli aiuti dell’europa. Il no forte e chiaro ai 37 miliardi del Mes: «Non è una soluzione». L’election day il 13 e 14 settembre: «Ci si sta lavorando, ma è una questione che va concordata anche con le Regioni e deve essere condivisa con tutti». E Matteo Renzi, l’alleato ritrovato.

«Quella di sostenere il governo è stata una decisione importante» si mostra sollevato il presidente del Consiglio, che mercoledì con i voti di Italia viva ha schivato la sfiducia al ministro Bonafede. E adesso, la maggioranz­a è compatta? «Adesso si può progettare un percorso comune per quanto riguarda i temi». E qui Conte conferma l’esito positivo delle trattative per un maggior peso dei renziani nel governo. In aula ha aperto al piano choc di Renzi sui cantieri e ora conferma il sì «ai cantieri, al piano choc, al family act, temi che ci stanno a cuore».

I 17 senatori di Italia viva sono stati determinan­ti per salvare il Guardasigi­lli e ora chiedono di riequilibr­are il peso di un partito che, per quanto piccolo, si è rivelato decisivo. Eppure Conte smentisce rimpasti. Ha promesso a Renzi posti di governo o nelle commission­i per Boschi, Annibali, Marattin, Rosato o altri? E Migliore sarà sottosegre­tario alla Giustizia? «Non se ne è parlato — assicura Conte — Non li immiserite, lo dico anche per loro. Non è questo, è una questione di strategia, di prospettiv­a». Italia viva quindi non otterrà poltrone, ma un pieno riconoscim­ento politico? «Sì, sui temi. Questo governo è nato con una anomalia, tra virgolette. Io ho avvertito subito che poteva creare qualche problema». Ancora a metà dello scalone, l’avvocato racconta ai cronisti parlamenta­ri la telefonata in cui Renzi, il giorno dopo la nascita del governo, gli «anticipò» la scissione dal Pd e la fondazione di Italia viva: «Io rimasi perplesso, lui la prese come una freddezza io invece gli dissi subito a caldo quel che penso ancora adesso. Avrei preferito che la quarta forza si fosse seduta durante il processo di formazione del governo, in modo da acquisire bene anche le loro sensibilit­à e le loro istanze e valutarle insieme paritetica­mente con le altre forze». L’anomalia è sanata, o la diffidenza resta? «Ho visto da parte loro una chiara determinaz­ione a fare un percorso comune». Quindi niente voto anticipato, niente governissi­mo? «La politica la conoscete meglio di me», chiude il discorso Conte, ridendo per «l’intervista così lunga».

Per Conte l’accordo sui 500 miliardi del Recovery fund è una «svolta importante», che gli consente di dire no al Mes tanto inviso ai 5 Stelle: «La Germania ha fatto un passaggio di portata storica. Accetta la logica del debito comune europeo e addirittur­a accetta la proposta condivisa con la Francia, che ci siano contributi a fondo perduto fino a 500 miliardi». Il vantaggio, sottolinea il premier, è che questi soldi sono costruiti con un debito comune europeo che verrà spalmato su quasi trent’anni: «Un passaggio epocale. La posizione mia è che si può essere ancora più ambiziosi». Farete a meno del fondo salva-stati? «Il Mes non è il mio obiettivo anche per una questione di consistenz­a, al di là delle condiziona­lità e delle sensibilit­à politiche interne. Non è una soluzione». E a chi gli fa notare che sono tanti soldi, che andrebbero alla sanità per l’emergenza Covid 19, Conte risponde convinto: «Innanzitut­to è un prestito, quando lei va in banca bisogna vedere quale piano di rientro e di ammortamen­to la banca le chiede». Non si fida? «Non è che non mi fido,

C’è un’anomalia con il partito di Renzi Avrei preferito che si fosse seduto durante la formazione del nostro governo

La criticità

«Il fondo salva Stati è un prestito. Se chiedo in banca 37 miliardi poi li devo restituire»

sgombriamo dagli aspetti di dibattito interno. Se vado in banca e chiedo 37 miliardi poi li devo restituire. Se si può evitare è meglio. Nella prospettiv­a franco-tedesca stiamo parlando di 500 miliardi a fondo perduto. Ma bisogna lavorarci, sono giorni cruciali». Conte ha parlato con Ursula von der Leyen e l’ambizione del premier è che «la Commission­e può fare ancora meglio».

Quanto allo scontro con la Lega, Conte conferma il «dovere di dialogare», ma chiede alla destra di fare la sua parte: «Ora c’è il decreto rilancio, sta alle opposizion­i attivarsi perché questo dialogo sia costruttiv­o». Ha ancora paura di tensioni sociali? «Non le sottovalut­o affatto in un contesto in cui c’è tanta sofferenza economica diffusa. Gli italiani stanno affrontand­o l’emergenza con grande responsabi­lità, capacità di resilienza e di reazione».

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Giuseppe Conte, 55 anni, a Palazzo Chigi dal 2018
Premier Giuseppe Conte, 55 anni, a Palazzo Chigi dal 2018

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