M5S, addio scontrini. Cade l’ultimo tabù
Hong Kong, tafferugli in Parlamento Si chiude l’era delle rendicontazioni per i parlamentari Parte dei compensi va versata a forfait, ma non è più obbligatorio indicare le spese sostenute
MILANO Scontrini, addio. I Cinque Stelle chiudono definitivamente un’epoca. Le rendicontazioni finiscono nel cassetto. Dopo un dibattito lungo quasi due anni, iniziato durante la campagna elettorale per le Politiche, cade l’ultimo tabù. Una decisione attesa, ma il passo finale ugualmente suona come un segnale. I parlamentari del Movimento le avevano messe nel mirino già da qualche mese e avevano chiesto modifiche al regolamento adducendo le scuse più svariate.
Giovedì con una email il capo politico reggente Vito Crimi ha dato il via libera a una nuova forma di regime per le restituzioni: un «forfettario» che prevede voci e oneri diversi, ma che permette di non rendicontare nulla. Il metodo attuale prevede un importo minimo mensile di duemila euro, più una quota di mille euro per gli eventi, trecento per le spese di Rousseau e la restituzione di «tutto ciò che non è speso, oltre l’indennità e la diaria forfettaria». Questa voce nel nuovo sistema non compare e la quota eventi viene inglobata in un forfettario onnicomprensivo. Unica differenza: spunta la voce per sostenere l’evento Italia 5 Stelle, 250 euro mensili da versare in un’unica soluzione annuale. Sono 3.300 euro al mese contro 3.550 ma senza scontrini, appunto.
I due metodi di rendicontazione sono paralleli e saranno deputati e senatori a scegliere se adottare il nuovo sistema o mantenere quello attuale. Quello che è certo è che la linea dura sui furbetti della restituzioni nel Movimento è destinata ad andare avanti. Entro il 6 giugno i ritardatari
Caos al parlamentino di Hong Kong: una riunione dell’house Committee ha avuto un avvio infuocato dopo che diversi deputati pan-democratici hanno circondato la presidenza, scandendo slogan contro la legge sulla sicurezza nazionale che Pechino sta varando per la ex colonia. I deputati si sono rifiutati di tornare alle loro postazioni, al punto che è intervenuto il personale addetto alla sicurezza che ha provveduto a rimuovere alcuni di loro di peso, prima della sospensione dei lavori per riportare la calma. Tra gli slogan scanditi dagli oppositori — hanno riferito i media locali — diversi incitamenti alla ribellione contro le misure che le autorità di Pechino stanno per varare. sono tenuti a versare i corrispettivi di fine 2019. Ed entro il 30 giugno dovranno saldare le quote fino ad aprile.
La data di metà anno segna in realtà uno spartiacque: anche qui potrebbe cadere la tagliola delle espulsioni. La pattuglia dei ritardati a rischio ora è composta da una ventina di parlamentari (su 298 totali), ma solo cinque hanno oltre sei mesi di mensilità arretrate da restituire. Un nuovo ultimatum nei fatti che ha già fatto storcere il naso nel gruppo. «Si ricordano di noi solo quando si tratta di guardare ciò che interessa a loro e non quando si tratta di ascoltare le proposte», dice un Cinque Stelle.
Intanto ieri sui social c’è stato un inedito scambio. Protagonisti
l’europarlamentare M5S Ignazio Corrao e il leader della Lega, Matteo Salvini: Corrao ha espresso solidarietà all’ex ministro per il caso delle chat dei magistrati, in cui si parla di attacchi all’ex ministro. Che ha poi risposto a Corrao: «Non posso che ringraziare per il pensiero».
L’ultimatum
Una ventina rischiano l’espulsione per i ritardi nei versamenti: devono saldare entro giugno