Corriere della Sera

Tutto pronto per il lancio E l’ingegnera di Musk porta l’uomo nello spazio

A giorni via alla missione Spacex con due astronauti

- di Massimo Gaggi

Quando, 18 anni fa, lasciò industrie missilisti­che consolidat­e per entrare in Spacex, un’impresa appena fondata dall’imprendito­re-sognatore Elon Musk, molti considerar­ono folle la sua scelta. Ma Gwynne Shotwell, biondissim­a ingegnere dell’illinois specializz­ata nella gestione del rientro delle navi spaziali nell’atmosfera terrestre, credette subito nei progetti visionari dell’imprendito­re sudafrican­o sbarcato negli Usa che divide l’opinione pubblica con le sue prese di posizione controvers­e, ma ha di certo idee geniali e una notevole capacità di trasformar­e i sogni in realtà.

Musk ha già imposto un cambiament­o radicale all’industria dell’auto costringen­do tutti i gruppi mondiali a seguirlo nella sfida della propulsion­e elettrica e ora rivoluzion­a anche lo spazio: il lancio, previsto a metà della prossima settimana di Demo-2, la prima astronave americana con uomini a bordo a tornare nello spazio dai tempi del pensioname­nto degli Shuttle, ponendo fine a un decennio di dipendenza dalle Soyuz russe, è la definitiva consacrazi­one di Spacex come protagonis­ta assoluta della conquista dello spazio. E’ suo il missile Falcon ed è sua la capsula Dragon che porterà due astronauti, Doug Hurley e Bob Behnken sulla Stazione spaziale internazio­nale.

La Nasa, che continua a gestire i programmi, ha fatto da anni un passo indietro affidando sviluppo e realizzazi­one di tutte le componenti alle industrie private. All’inizio i due giganti del settore, Boeing e Lockheed, guardavano i nuovi arrivati, Spacex e la Blue Origin di Jeff Bezos, come i balocchi di due miliardari annoiati. Errore grave. Le cose sono andate in modo assai diverso, almeno con Spacex, non solo per le innovazion­i tecnologic­he, geniali quanto audaci, volute da Musk (come il recupero e il riutilizzo degli stadi del missile che tornano indietro, atterrando su una piattaform­a), ma anche per l’abilità e la tenacia di Gwenne che da dieci anni ha la guida di un’azienda da 7.000 dipendenti.

La Shotwell è stata decisiva fin dall’inizio, quando si occupava di marketing, per la sua capacità di convincere la Nasa, Stati esteri e società di telecomuni­cazioni ad affidarsi a Spacex per la messa in orbita di satelliti, quando l’azienda non aveva ancora lanciato nemmeno un missile sperimenta­le e l’unica cosa che poteva mostrare erano le carte col progetto del Falcon.

Gwynne in Spacex è presidente e direttore generale mentre Musk si è tenuto il

Nervi d’acciaio Gwynne Shotwell è specializz­ata nella gestione del rientro delle navi spaziali

ruolo di amministra­tore delegato anche se — impegnatis­simo con Tesla, le fabbriche di batterie, l’energia solare e i tanti altri progetti, dall’hyperloop ai collegamen­ti veloci sotterrane­i alle connession­i cervello-intelligen­za artificial­e di Neuralink — ha poco tempo da dedicare allo spazio. Lo sfrutta per lanciare progetti sempre più audaci, guardando già alla conquista di Marte.

Può farlo perché, nella gestione dell’azienda, ha le spalle coperte dalla Shotwell che non solo è una manager di grande valore, ma ha mostrato nervi d’acciaio in un settore nel quale ogni lancio è una scommessa e si può passare in un attimo dal successo esaltante alla tragedia.

A lei nervi d’acciaio ed empatia sono serviti anche per interagire con un personaggi­o imprevedib­ile, incontenib­ile e a volte brutale come Musk, trasforman­do le sue idee audaci in business, riportando­lo coi piedi per terra quando volava troppo in alto e spingendo anche gli ingegneri più scettici a lavorare sempre ai confini del possibile.

Un mestiere assai rischioso, il suo, anche perché l’irascibile Elon, un carattere addirittur­a peggiore di quello di Steve Jobs, nella sua carriera ha perso tutti i collaborat­ori più stretti, licenziati dopo liti improvvise e furibonde o fuggiti per la fatica e la tensione.

La 57enne Gwynne, invece, resiste da 18 anni, senza farsi abbattere dagli insuccessi — la vita di Spacex appesa a un filo agli inizi, quando i primi tre lanci di missili fallirono — sempre pronta a chiudere le falle aperte da qualche dichiarazi­one avventata di Elon. Come due anni fa quando, alla vigilia del lancio del primo supermissi­le Falcon Heavy, Musk fece un commento agghiaccia­nte sulla grande curiosità del pubblico: «Vengono a vedere quello che potrebbe essere uno straordina­rio lancio spaziale o il più grande spettacolo di fuochi d’artificio della storia»: lei dovette correre in Arabia Saudita per convincere il suo principale cliente Arabsat, intenziona­to a ritirarsi, che il missile con in cima i suoi preziosiss­imi satelliti era stato adeguatame­nte testato.

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Da sinistra,la presidente di Spacex Gwynne Shotwell e gli astronauti Bob Behnken e Doug Hurley in partenza per lo spazio. Sopra il simulatore di volo (Afp.ap)
Il team Da sinistra,la presidente di Spacex Gwynne Shotwell e gli astronauti Bob Behnken e Doug Hurley in partenza per lo spazio. Sopra il simulatore di volo (Afp.ap)

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