SERVE UNA LOTTA DECISA ALLA POVERTÀ EDUCATIVA
Caro direttore, sulle pagine del suo giornale, Ferruccio de Bortoli dedica un’attenta analisi alla ripartenza dell’intero Sistema Paese, affrontando un argomento estremamente importante, quello del capitale umano e della povertà educativa. Una povertà educativa che ingabbia il futuro di bambini e adolescenti che vivono nei contesti più poveri, negando loro la possibilità di apprendere, sviluppare talenti e capacità.
Le radici più profonde di questa condizione si trovano nelle diseguaglianze sociali, che da Nord a Sud sono sempre più presenti nel nostro Paese. Già prima dell’avvento della pandemia l’italia viveva gravi disparità sul fronte delle opportunità sociali ed educative, con più di un milione di minori in condizioni di povertà assoluta e quasi il 14% dei ragazzi che abbandonano prematuramente lo studio, uno dei tassi più alti in Europa. Gli effetti dell’emergenza su queste fragilità di partenza sono dirompenti. Save the Children vede avanzare questa crisi nelle periferie e nei quartieri difficili, dove oggi stiamo assistendo più di sessantamila bambini, adolescenti e famiglie. Con la chiusura delle scuole e le difficoltà della didattica a distanza, il rischio non è solo la perdita di apprendimento, ma la perdita della stessa motivazione allo studio, difficilmente recuperabile soprattutto se accompagnata dal drastico impoverimento delle famiglie.
Proteggere e far crescere il capitale umano è una responsabilità che appartiene a tutto il Paese. Le scuole e le famiglie non possono essere lasciate da sole ad affrontare questa sfida. Come scrive de Bortoli, gli imprenditori possono essere protagonisti di questa sfida, accanto alle istituzioni, alle famiglie e al terzo settore, per una grande e decisa lotta alla povertà educativa. Anche noi siamo pronti a essere parte di questo impegno. Per ciascuno di quei bambini che resta indietro, è il Sistema Paese a perdere un’opportunità di andare avanti. Lo sforzo della ripartenza deve riguardare tutti: non è soltanto lo Stato a dover intervenire, ma è necessario che l’impegno sia di tutti quelli che possono dare un contributo fondamentale perché nessuno di quei bambini sia lasciato indietro. Per una questione di equità sociale e di diritti, prima di tutto. Ma anche perché dietro quei bambini e quelle bambine c’è potenzialmente la futura classe dirigente di questo Paese.
Mai come in questo momento c’è bisogno di visione e forse è proprio nella storia dell’impresa italiana che bisogna andare a cercarla: Adriano Olivetti per primo capì l’importanza di supportare come imprenditore un sistema di welfare che avesse a cuore i suoi operai e le loro famiglie, i
L’allarme
Save the Children vede avanzare questa crisi nelle periferie e nei quartieri difficili
L’esempio
Olivetti supportò un sistema di welfare che avesse a cuore gli operai e le loro famiglie
loro figli. Portò i libri in fabbrica, i bambini negli asili nido e diede il congedo parentale alle mamme per garantire loro la possibilità di crescere e accudire i propri figli senza perdere il lavoro. Ma quello di Olivetti è solo uno dei tanti esempi di come l’impresa abbia contribuito alla crescita di una nuova cultura a partire dall’educazione.
Abbiamo di fronte l’opportunità di riscrivere il futuro e colmare un divario sociale che è solo stato acuito dal Covid19. L’obiettivo è chiaro: mettere tutti i bambini e i ragazzi — il nostro più importante capitale umano — di fronte alla stessa linea di partenza, senza che qualcuno sia sempre costretto a colmare il gap. Solo così il Paese potrà riprendere a correre e andare più lontano.
Presidente Save the Children