Divisi al traguardo
Gli schieramenti e le grandi manovre per la ripartenza Si aspetta la decisione di giovedì, fronti contrapposti Malagò: «Grave non avere un piano in caso di nuovo stop»
Disuniti alla meta. E verrebbe da dire, dov’è la novità? Il calcio, per storia e tradizione, è diviso e divisivo. Giovedì nel vertice con il ministro Spadafora capiremo quanto concreta sia l’ipotesi di ripartenza e i tempi necessari a riaccendere il motore (13 giugno la data ma potrebbe slittare al 20). All’appuntamento si presenteranno i presidenti del vaporetto, Gravina della Federcalcio e Dal Pino della Lega di serie A. Sono i più ostinati fautori della ripresa. Un asse, Roma-milano, che ha vacillato ma non si è mai spezzato. Dietro, il movimento è tutt’altro che compatto. I presidenti, nell’ultima assemblea, hanno votato all’unanimità per ricominciare in modo da lanciare un messaggio ai broadcaster, che non vogliono pagare l’ultima rata dei diritti tv. Ma le posizioni in via Rosellini sono variegate. Gli oltranzisti, cioè coloro che vogliono giocare a tutti i costi, sono guidati da Lotito della Lazio e contano su alleati forti e battaglieri come De Laurentiis
e Pallotta, Napoli e Roma. Ci sono poi i favorevoli prudenti, cioè contrari alle fughe in avanti: dalla Juventus al Milan, dalla Fiorentina al Sassuolo.
Le divisioni non sempre sono nette nella confindustria del pallone e a volte il bianco e il nero si sovrappongono. Cairo del Torino, molto scettico sulla ripartenza, teme che questa strampalata stagione finirà per rovinare la prossima ed è contrario ai playoff e su questi due punti si trova d’accordo con Commisso della Fiorentina, che invece è favorevole alla ripresa. Ma il partito di quelli che si vorrebbero fermare è più ampio di quanto sia venuto fuori e impreziosito dall’inter per volere del giovane presidente Steven Zhang anche se Marotta, per dovere istituzionale (è consigliere federale), cerca di mantenere una posizione equilibrata. Contrarie pure le genovesi, Samp e Genoa. All’inizio il più determinato a fermarsi era Cellino del Brescia, ora anche Pozzo dell’udinese (che ha scritto una lunga lettera a Spadafora) mostra la sua preoccupazione. Non tutti hanno il coraggio di esporsi, ma il malumore serpeggia e le grandi manovre sotterranee continueranno.
Molti allenatori temono questo finale di stagione complicato. I calciatori, in polemica sul mancato pagamento degli stipendi e sulle licenze nazionali, aspettano di vedere il protocollo sulle partite prima di uscire definitivamente allo scoperto, ma intanto hanno bocciato (come i club) l’ipotesi di lunghi ritiri. Anche i medici sono incerti e vogliono capire come finirà la storia, specialmente adesso che