Volontari tra spiagge e bar Parte il reclutamento per 60 mila assistenti civici
In servizio per il rispetto di regole e distanziamento Il bando rivolto anche a chi ha il reddito di cittadinanza Impiego fino al 31 luglio: non è previsto compenso
Non faranno i vigili né daranno sanzioni. Dovranno semplicemente «monitorare», «dare informazioni», «aiutare». E diventare una sorta di facilitatori per la Fase 2. Li si potrà trovare all’ingresso o all’interno di giardini e parchi pubblici, in giro per i mercati rionali e nelle aree giochi per bambini. E presto anche agli accessi delle spiagge libere e nei luoghi della movida. Sono gli «assistenti civici», figure pensate proprio per evitare quegli affollamenti di persone nelle città e nei luoghi di vacanza che negli ultimi giorni stanno preoccupando molto sindaci e governatori.
Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia ha firmato un protocollo con il presidente dell’associazione dei comuni italiani (Anci) e sindaco di Bari Antonio Decaro per il reclutamento di 60 mila persone in tutta Italia addette al controllo dei luoghi più a rischio assembramento: saranno volontari e saranno coordinati dalla Protezione civile della città dove svolgeranno il loro compito. Questa settimana verrà lanciato il bando per il loro reclutamento.
La novità è che potranno diventare «assistenti civici» i disoccupati, chi è in cassa integrazione e anche chi ha il reddito di cittadinanza. L’incarico
è volontario, non è prevista alcuna remunerazione se non l’assicurazione pagata dalla Protezione civile. L’impiego gratuito dei percettori del reddito di cittadinanza in servizi per i Comuni è previsto dalla legge ma finora non era stato ancora applicato. «È un’opportunità per tutti di partecipare alla Fase 2 facendo ognuno la propria parte», dice Decaro, che già prima dell’emergenza aveva un piano per far collaborare chi prende il reddito («ci sono anche molti laureati, negli uffici comunali potrebbero essere d’aiuto»). Ma dopo le migliaia di domande di medici, infermieri e operatori sociosanitari, spiega il ministro Boccia, «arrivate alla Protezione civile nel momento di maggiore emergenza negli ospedali italiani, ora è il momento di reclutare tutti quei
La misura
● Il reddito di cittadinanza, misura bandiera M5S, è stato introdotto nel 2019 dal primo governo Conte (M5s-lega)
● Tra le altre cose prevede che i beneficiari possano essere impiegati in lavori socialmente utili cittadini che hanno voglia di dare una mano al Paese, dando dimostrazione di grande senso civico». Una scelta che vede anche l’approvazione dei sindacati, con Andrea Cuccello della Cisl che dice: «Siamo favorevoli in linea di principio al reclutamento di queste figure tra i beneficiari del reddito di cittadinanza: da sempre abbiamo pensato che questa misura assistenziale dovesse essere accompagnata da politiche attive e formazione per favorire il reinserimento di queste persone nel mondo del lavoro. Finora questo è stato l’anello mancante».
Spiega ancora Boccia: «Stiamo progressivamente entrando in una nuova normalità, i cittadini stanno tornando a popolare le città: i Comuni che potranno avvalersi del contributo degli assistenti civici per far rispettare tutte le misure messe in atto per contrastare il virus, a partire dal distanziamento, serviranno ad evitare di vanificare gli sforzi fatti fin qui».
Dovranno farlo «con gentilezza», dice Boccia, perché,
I tempi
In settimana sarà pubblicato l’avviso Il coordinamento alla Protezione civile
Il ruolo
Non faranno i vigili né daranno sanzioni Dovranno monitorare e dare informazioni
aggiunge Decaro, il compito degli assistenti «non sarà quello di allontanare le persone, ma piuttosto di informare e dare indicazioni per evitare gli assembramenti, dovranno prevenire e semmai segnalare alla Protezione civile comunale eventuali inosservanze». Lavoreranno 3 giorni a settimana per un massimo di 16 ore settimanali, indosseranno un fratino con la scritta «assistenti civici» sulla schiena, lo stemma comunale e il logo della Protezione civile sul petto e il loro impiego durerà fino alla fine dello stato di emergenza, cioè fino al 31 luglio 2020.