Corriere della Sera

Bibi alla sbarra «Vogliono abbattermi»

- Di Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Quando entra nell’aula 317, Benjamin Netanyahu diventa il primo capo di governo nella Storia di Israele a doversi presentare in tribunale mentre è in carica. Da dietro la mascherina – obbligator­ia in tempi di Covid-19 – risponde «sì» quando i giudici gli chiedono se abbia letto le accuse di corruzione, frode, abuso d’ufficio nei tre diversi casi, catalogati dagli investigat­ori 1000, 2000, 4000. Dopo l’udienza di ieri, il leader della destra è dispensato dal partecipar­e alle sedute – la prossima sarà il 19 luglio – fino al confronto con i testimoni e alla dissezione delle prove raccolte dalla polizia in tre anni di indagini. È quello che avrebbero voluto da subito i suoi legali, la scorsa settimana hanno tentato di convincere i giudici che le misure di sicurezza sarebbero costate troppo, che sarebbero bastati loro per questo primo passaggio tecnico. Se davanti ai giudici il premier pronuncia solo un monosillab­o, è fuori dalla corte distrettua­le che tiene un comizio: «Non c’è stato limite ai tentativi di abbattermi per abbattere il governo di destra. Entro a testa alta, le accuse contro di me sono ridicole. Ho chiesto che le udienze siano trasmesse in diretta, perché gli israeliani possano ascoltare tutto direttamen­te e non attraverso il filtro dei giornalist­i al soldo del procurator­e generale». Il processo cominciato con 45 giorni di ritardo sulla data prevista causa emergenza Coronaviru­s rischia di durare anni. L’accusa di corruzione ruota attorno alla presunta intesa tra Netanyahu (anche ministro delle Telecomuni­cazioni tra il 2014 e il 2017) e Shaul Elovitch, allora proprietar­io del gigante Bezeq. Elovitch avrebbe ottenuto il passaggio di leggi che gli hanno garantito vantaggi per oltre 200 milioni di dollari in cambio di articoli favorevoli a Netanyahu e famiglia pubblicati dal sito Walla, sotto il suo controllo.

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