Obbligo di svolta
Seconda possibilità L’eventuale ritorno della serie A diventa la grande occasione di chi finora non ha convinto fino in fondo Due mesi per cambiare il proprio destino Pioli guida i tecnici impegnati a ottenere la riconferma, seguono i giocatori che fin q
Ultima occasione, ultima chiamata, ultima speranza. Ora o mai più. Tutto in due mesi, anzi meno. Cinquanta giorni di fuoco per ripartire, per guadagnarsi il futuro, per gettare la mascherina no ma la maschera sì. Per riscattarsi. O per andare a fondo del tutto. Vincere o perdere: non c’è pareggio, per loro. Che siano attaccanti, allenatori o anche squadre, lo scenario è chiaro: la ripresa del campionato è un delicato crocevia. E dal sentiero che imboccheranno, dipenderà il loro futuro.
Perfino la Juve, che guarda tutti dall’alto, ha i suoi uomini al bivio. Non Maurizio Sarri, che con la fondamentale vittoria sull’inter prima del lockdown ha cristallizzato il primato per tre mesi, scacciando molti fantasmi. Certo, resta nell’aria una domanda senza risposta: e se la serrata fosse arrivata dopo la nottataccia di Lione in Champions? Non è andata così: il calcio, si sa, è anche casualità. Il tecnico vive quindi una ripresa senza ansie immediate. A differenza ad esempio di Rabiot e Douglas Costa, le due grandi delusioni di stagione. Soprattutto l’enigmatico francese: reclutato per dare la svolta al centrocampo, non ha mai dimostrato di meritare lo stipendio choc da 7,5 milioni netti a stagione. Per ora ha confermato solo quanto di lui dicono da sempre in Francia: più che un grande talento, un grande ego. L’everton di Ancelotti gli sta sotto. Ma tutto dipenderà dal finale. Ha due mesi per tenersi la Juve. E come lui, Bernardeschi e Pjanic.
Anche all’inter c’è qualcosa che non va. E non è solo la classifica, imbruttitasi parecchio dopo il grande entusiasmo dell’illusione scudetto. Il terzo posto non può soddisfare. È mancato qualcosa. E quel qualcosa, o meglio qualcuno, è Eriksen. A gennaio è stato il colpo a effetto di Zhang, l’uomo che secondo Conte poteva portare la svolta. Non è successo, forse non ne ha avuto nemmeno il tempo. Ora sta a lui: davanti a sé ha 13 partite per dimostrare quel che vale.
Dalla parte di là di Milano, quanto a ultime chiamate, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Tolto Ibrahimovic, che da gennaio ha riacceso l’entusiasmo e che deciderà da solo cosa fare l’anno venturo, tolti Donnarumma e Romagnoli, all’altezza anche in una stagione disgraziata come questa, è un po’ tutto il Milan a trovarsi di fronte al bivio. Lo slogan «ora o mai più» vale per gente come Paquetà e Calhanoglu. Ai quali, di questo passo, sarà complicato levarsi di dosso l’etichetta di talenti a metà. E uno sprint serve anche a Pioli. L’ombra di Rangnick s’allunga, ma se Stefano ha una possibilità di tenersi stretta l’occasione della
Panchine
Zenga, Di Biagio e Iachini hanno 12 giornate per tenersi le rispettive panchine
vita è solo traghettando il Diavolo in Europa. E lo sa.
Disfatte come quella in casa col Genoa, prima dell’esplosione della pandemia, non saranno però più consentite. Pioli ha fatto molto e bene, ha rimesso in piedi con psicologia e buonsenso un gruppo andato il tilt con Giampaolo, ma serve il lieto fine. E per il lieto fine, serve uno scatto decisivo. Qui e adesso.
Oggi come oggi, il sesto e il settimo posto che valgono l’europa League sono di Roma e Napoli. Ai giallorossi quest’anno sono mancati i gol di Under e Kluivert, oltre alla fantasia di Pastore. Ma se il destino dell’argentino sembra ormai indirizzato verso il tramonto agonistico, il turco e l’olandese si giocano moltissimo. Fonseca pretende da loro il definitivo salto di qualità: più incisività, più continuità.
Al Napoli è mancata invece la sicurezza di Koulibaly. L’uomo del gol alla Juve allo Stadium, l’eroe di una città che
Scommessa
Gattuso ha rimesso il Napoli in linea di volo, ora vuole vincere la scommessa Koulibaly
grazie a lui due anni fa aveva sognato di festeggiare come ai tempi di Maradona, è finito negli ultimi mesi in un tunnel buio. Errori assurdi, incomprensibili per un fenomenale difensore per il quale l’estate scorsa le grandi d’europa erano pronte a investire 110 milioni. Gattuso ci sta lavorando, soprattutto sotto l’aspetto mentale, per cercare di restituirgli autostima e personalità. Il Napoli, grazie a Rino, è già ripartito: 5 vittorie nelle ultime 6 partite prima dello stop causa Covid. Ora però per lo sprint serve una mano anche dal gigante di Dakar.
E poi ci sono Di Biagio, Zenga, Iachini. I subentrati in cerca di conferma, a caccia di futuro. Infine, il solito immancabile Balotelli. Che non si smentisce mai e al quale si fa sempre più fatica a credere. Lui, al bivio, c’è da una vita.