Corriere della Sera

Quando sono salito in bici sembrava la prima volta»

Viviani: Sanremo e Tour priorità, ma voglio un Giro in ciclamino

- Gaia Piccardi Daniele Sparisci

L’11 maggio era un lunedì. «Fine del lockdown per noi profession­isti. Sono risalito in sella a Ciconicco, frazione di Fagagna, Udine, dove mi ero chiuso a casa della mia fidanzata Elena. Qualche pedalata, una sensazione stranissim­a, come di non essere mai stato in bici. Dopo 2-3 ore si è spenta la luce. Ho capito che dovevo fare le cose per gradi».

Da allora la progressio­ne di Elia Viviani è stata inarrestab­ile: 18 ore la prima settimana, 23 la seconda, 28 la terza che comincia oggi, con il naso puntato verso la ripartenza di una stagione messa in pausa dalla pandemia, se tutto va bene il primo agosto con le Strade Bianche. «Non mi era mai successo di stare fermo così a lungo, nemmeno da junior — ride Elia — né in otto anni di relazione con Elena». Partiamo da qui.

Crash test superato?

«Abbiamo capito che sì, vogliamo stare insieme, che il dopo carriera non sarà tutto una lite. Di matrimonio si è parlato, ma non c’è una data. L’importante, per entrambi, è tornare a correre».

Cosa le è mancato di più?

«Lo spirito di squadra, la competizio­ne. Alzarsi la mattina senza un obiettivo, è pesantissi­mo. La sera ero abituato a coricarmi pensando a una tappa favorevole per me o a una classica da vincere».

Una a caso: la Sanremo.

«Ho rifatto il programma più volte, mentre cambiava il calendario, ma l’obiettivo resta il traguardo di Via Roma. Sull’idea di arrivarci l’8 agosto senza gare e a venti giorni dal Tour, resto scettico: allora sarebbe meglio correrla il 22. Aspettiamo l’ufficialit­à».

Tour o Giro?

«Da quest’anno sono leader della Cofidis, squadra francese. La priorità è il Tour. Ma

Talento

Elia Viviani, 31 anni, veneto, è il leader della Cofidis. Sprinter, in carriera ha vinto 5 tappe al Giro, 3 alla Vuelta, una al Tour e l’oro su pista a Rio (Afp) vorrei tornare al Giro con lo spirito del 2018: a manetta dall’inizio alla fine e la maglia ciclamino in spalla».

Il posticipo dei Giochi di Tokyo, dove difenderà l’oro nell’omnium, è un dispetto o un favore a 31 anni?

«La pista è un progetto che per forza di cose è rallentato, però presto vorrei riprendere gli allenament­i al velodromo di Montichiar­i. L’olimpiade è un obiettivo strano: senza Coppe del Mondo quest’inverno rischiamo di arrivarci solo con l’europeo nelle gambe... Sarà una sensazione assurda non avere confronti con il mondo prima di Tokyo».

Dov’è l’oro di Rio?

«Nella casa di Montecarlo, dentro la sua custodia, un bellissimo guscio. La tengo sul comò, come soprammobi­le: quando viene qualcuno, la mostro con orgoglio».

Cosa le è mancato meno, invece, del ciclismo?

«I viaggi».

L’aspetto più pesante della quarantena?

«Io sono uno molto attivo. La preparazio­ne atletica indoor è stata la parte più pesante, poi il pomeriggio sul divano non passava mai. Ho messo in atto la volontà di stare in forma, ma senza stressarmi troppo. Il sabato sera è stato dedicato alla pizza: sfida tra la mia e quella di Elena. Sono un po’ troppo pasticcion­e: vince sempre lei».

E il peso forma?

«Sono uscito dal lockdown con 3 kg di troppo, come d’inverno. Mi ero dato il limite di 5, poi diventa difficile rientrare. Già ora, con i primi blocchi di bici, mi sento meglio».

App di svago preferita?

«Netflix. Sui rulli mi sono ingozzato di serie tv. Suits, roba di avvocati, l’ultima della Casa di carta e Michael Jordan. Bello. E poi ho letto tutto dell’addio di Vettel a Maranello. Da ferrarista, penso fosse prevedibil­e: ha sofferto troppo l’exploit di Leclerc e non si è voluto prendere la responsabi­lità di restare con un pilota predestina­to a prendere la prima guida».

Tra Cofidis e Nazionale che stagione sarà, Elia?

«Flash, senza fiato né pause. Quando partiamo non ci fermiamo più».

I protocolli anti-covid sono pronti?

«Il dottore ci ha mandato le raccomanda­zioni sull’igiene. Dobbiamo uscire in bici da soli, faremo un primo ritiro in altura a luglio, a piccoli gruppi. Sono fortunato perché fin qui ho ricevuto lo stipendio pieno, sono previste riduzioni del 15-20% solo se la stagione non ripartisse per niente. Ma so di colleghi rimasti senza stipendio e sponsor. Se è andato in crisi il calcio, che sembrava intoccabil­e, figuriamoc­i il ciclismo...».

d Sono uscito dal lockdown come dall’inverno: con 3 kg di troppo Dopo i primi blocchi di lavoro va già meglio d

Il progetto pista è solo rimandato Sarà una stagione flash, senza fiato né pause Fortunato ad aver sempre preso lo stipendio

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Il boom delle bici dopo il virus? Se le auto non ci rispettano, se non ci danno un metro di carreggiat­a, sarà solo rischioso

Grazie al virus, gli italiani hanno riscoperto le bici.

«Nel negozio di Verona papà non riesce a stare dietro agli ordini! Mi fa piacere ma il punto è sempre quello: se poi in strada le auto non ci rispettano, se non si isola una fascia di un metro a lato carreggiat­a, se ci consideran­o un inutile rallentame­nto, il boom sarà solo rischioso». l’ospedale. Massa non rientrereb­be fra questi, tanto più se è lui stesso ad ammettere di non aver confidenza con Corinna. In un’intervista con Fox Sports Brasile, l’ex ferrarista adesso impegnato nella Formula E, ha detto che «la situazione di Michael non è semplice, che è in una fase complicata e bisogna solo avere rispetto. Se loro (i familiari ndr) non vogliono dare informazio­ni, chi sono io per farlo?». Appunto. E così Felipe prega per il migliore di tutti: «Lo faccio ogni giorno, perché migliori, perché possa tornare a frequentar­e un circuito. Specialmen­te adesso che suo figlio (Mick ndr, pilota di F2 e allievo alla Ferrari Driver Academy) corre. Sarebbe bello se potesse seguirlo e incoraggia­rlo». Frasi simili le aveva già dette Jean Todt, ancora legatissim­o a Michael, il presidente della Fia aveva raccontato di aver visto un Gp con lui, senza però aggiungere ulteriori dettagli. A settembre Schumacher era stato trasportat­o a Parigi per una cura «top secret» da uno specialist­a delle cellule staminali.

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