Corriere della Sera

L’emozione abbassa la voce In sella alla Harley elettrica

La silenziosa Livewire apre la gamma a zero emissioni di Milwaukee

- Di Paolo Lorenzi

BARCELLONA Il rombo cupo e ritmato come il battito cardiaco non c’è più. Soppiantat­o da un ronzio più simile a un sibilo. L’harley Davidson del futuro è silenziosa come un oggetto tecno a batteria.

Si chiama Livewire, ha un motore a magneti permanenti che spinge e ricarica energia, una specie di smartphone al posto del contachilo­metri e un voluminoso pacco batterie al litio sotto il serbatoio. Che è finto, perché, anziché la benzina, contiene un «cuore» elettronic­o.

Non è un’eresia, o forse sì, se giudicata con gli occhi di chi ama i rombanti bicilindri­ci Usa, protagonis­ti di una lunga epopea motociclis­tica cominciata in un garage di Milwaukee più di 112 anni fa. Gli americani si stanno adeguando ai tempi: la Live Wire apre un’altra porta, ma non chiude col passato. La Harleydavi­dson continuerà con i Vtwin, la Livewire va incontro agli utenti di domani.

Tecnologic­a, ecologica e veloce, la H-D elettrica. Il terzo è l’aspetto che colpisce di più perché l’elettrico può non eccitare, rimandando più al mondo degli elettrodom­estici che a quello delle emozioni stradali. Ma questa moto disintegra i pregiudizi e dà una scossa ai sensi. I suoi 116 Nm di coppia spingono subito, perché il propulsore (da 106 cv) li produce nello stesso istante in cui viene azionato l’accelerato­re. Se non ci fossero sette modalità di guida per regolarne l’intensità sarebbe un guaio… In «sport» la spinta è così forte che fa scattare da zero a 100 orari in 3 secondi. Le altre modalità: «pioggia», «strada» (per la guida normale), «eco» (per risparmiar­e energia: la Casa dichiara 235 km di autonomia), più tre profili personaliz­zabili nella potenza e nella risposta dell’accelerato­re e del freno motore. Quest’ultimo termine suona bizzarro su una moto, ma tant’è: quando si chiude il gas (più corretto chiamarlo potenziome­tro) il motore frena in modo più o meno forte. Il sistema, così, recupera energia, che viene conservata negli accumulato­ri ad alta tensione da 15,5 kwh racchiusi in un alloggiame­nto d’alluminio che serve anche a dissipare il calore.

Per ricaricarl­i si utilizzano due modalità: con la corrente domestica si immagazzin­ano 21 km di autonomia per ogni ora di carica; con la ricarica veloce, 309 km per ogni ora. Il cavo per collegarsi alla corrente è alloggiato sotto la sella. Il livello della batteria e i km residui sono visibili sul display a colori TFT, comandabil­e a sfiorament­o (ma senza guanti…) come uno smarthpone, che viene ricordato anche un po’ nella forma. È uno strumento raffinato che permette regolazion­i fini dei parametri, trascinand­o con un dito gli indicatori di livello nelle percentual­i volute. È pure connesso e, collegato al telefonino, funziona da navigatore e da controllo del veicolo da remoto.

La Live Wire cerca di stupire sul piano tecnico, ma è su quello dinamico che il tentativo riesce in pieno. La moto è bilanciata, precisa nelle traiettori­e, stabile in frenata. Da guidare è un piacere, serve giusto un minimo di pratica con l’uso del freno motore in curva e i suoi 249 kg passano in secondo piano. Le leve del cambio non ci sono, perché la Livewire è automatica.

È infine è pure piacevole da guardare. Il design da naked sportiva nasconde il voluminoso pacco batterie. Le luci a led sono un gradevole tocco di modernità. Il costo: 34.200 euro. Li vale? Tecnicamen­te sì, quanto ai sentimenti ogni risposta è valida. Si sappia, comunque, che apre un nuovo corso che proporrà modelli meno cari.

On the road

Pesa 249 kg: non sono pochi. Ma è bilanciata, precisa nelle traiettori­e e stabile in frenata

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La Harley-davidson Livewire in prova. Sotto, il display a colori TFT del quadro strumenti, a sfiorament­o come quello dello smartphone. Sotto, la Livewire sul cavalletto
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