Zaia con l’infettivologa (dopo la lite con Crisanti)
«Farò da paciere tra gli scienziati che litigano — aveva sospirato sabato Luca Zaia — anche stavolta mi toccherà rimettere insieme i cocci». Ma dopo lo scontro con Andrea Crisanti, il direttore della Microbiologia di Padova impostosi agli occhi dell’opinione pubblica come «l’uomo dei tamponi che ha salvato il Veneto», la strategia del governatore è chiara: ridimensionare di giorno in giorno il ruolo del professore che ha accusato la Regione di non aver mai avuto un piano contro il coronavirus e di voler ora «riscrivere la storia per interessi politici», portando sotto i riflettori della sua seguitissima conferenza stampa quotidiana gli altri volti della «squadra». Prima Francesca Russo, direttrice del Dipartimento di prevenzione («Insostituibile, la madre del nostro piano» a detta di Zaia, parole che hanno fatto infuriare Crisanti: «Baggianate»), poi il direttore della Microbiologia di Treviso Roberto Rigoli («Ha avuto idee geniali») e ieri Evelina Tacconelli, direttrice delle Malattie Infettive di Verona: «Una vera purosangue» ha sorriso il governatore, dopo aver letto riga per riga il lungo curriculum. Lei, ma forse è solo una coincidenza, ha subito messo in chiaro: «Io non vado mai sui giornali e in televisione, non esprimo opinioni personali». E in due occasioni, dalle cure con il plasma al rientro a scuola dei bambini, ha tagliato corto: «Non parlo di argomenti che non sono di mia competenza, tocca ad altri». Quindi si è concentrata sui molti studi condotti dal suo team, ben 29, dalle terapie con il Remdesivir a quelle con la clorochina, fino allo studio «Muravid» portato avanti insieme all’ospedale Sacco di Milano: «Un progetto innovativo, basato sugli immunomodulatori , che ha paragoni solo negli Usa». La priorità è però riservata alla possibilità di curare i pazienti a casa con l’avigan, che consentirebbe di non ospedalizzare i malati evitando la saturazione delle terapie intensive. Con una data cerchiata sul calendario: «Il 14 giugno. Quel giorno sapremo davvero se la Fase 2 sta funzionando».