Piaggio e lo slogan della ripartenza «Vespizzatevi», come negli anni 50
L’unione europea difende l’unicità della storica Vespa, icona di stile dal 1946. Una sentenza dell’ufficio per la proprietà intellettuale dell’ue (Euipo) rende nullo il design registrato da una società cinese per la produzione di scooter simili alla Vespa Primavera (protetta dal design registrato dalla Piaggio nel 2013, dal marchio tridimensionale relativo allo scooter Vespa e dal diritto d’autore) «per incapacità di suscitare un’impressione generale differente rispetto al design registrato», sottolineando che ne rappresentava un tentativo illecito di riproduzione dei suoi fregi estetici. A renderlo noto è il gruppo Piaggio, che spiega che gli scooter simili alla Vespa esposti al salone milanese delle due ruote, Eicma 2019, sono stati fatti rimuovere dalle autorità dell’ente Fiera.
Un atto di nullità, questo, che si inserisce in un contesto più ampio di lotta alla contraffazione che Piaggio porta avanti da anni e che — come si legge in una nota — «prevede il costante monitoraggio delle banche dati di design e marchi registrati a livello internazionale». Il gruppo di Pontedera, guidato dal 2003 dal presidente e ceo Roberto Colaninno, ha rilanciato la Vespa nel mondo, vendendo oltre 1,5 milioni di scooter negli ultimi 10 anni, e torna a promuoverli oggi con un claim degli anni ‘50 dall’imperativo «Vespizzatevi». Un neologismo nato per spronare l’italia e l’europa alla ricostruzione post-bellica. Un’espressione protofuturista per invitare le persone a muoversi più velocemente, con un linguaggio che è stato di ispirazione per tante campagne pubblicitarie del passato e che torna, dopo 70 anni, a fare tendenza anche ai nostri giorni. Una ripartenza, in questo caso, dopo una guerra con un nemico invisibile, il Covid-19, con l’invito a ritrovare una nuova normalità, rilanciare l’industria e la mobilità. Il distanziamento sociale imposto per evitare la diffusione del coronavirus spingerà le persone a muoversi su due ruote e più in sicurezza. Anche la Vespa farà la sua parte cercando di trasmettere un messaggio che porta con sé da anni, quello della (ri)conquista della libertà ma con stile. «Enrico Piaggio possedeva un’azienda distrutta dalla guerra. La Vespa — ha scritto il professor Omar Calabrese, docente di semiologia e di teoria della comunicazione all’università di Siena, per il catalogo della mostra Chi Vespa è già domani del 2002 — fu la sua vera grande trovata. Era una soluzione individuale, povera, al problema della mobilità, insolubile con i soli mezzi collettivi; per questo divenne facilmente un mito operaio, ma anche mito del riscatto, per le giovani coppie, di libertà, ma all’interno di una società industriosa e ottimista».