Corriere della Sera

Il pericolo infortuni spaventa quasi quanto il virus

I numeri in Germania dicono che il rischio è aumentato del 266%. Senza dimenticar­e il problema del caldo

- Paolo Tomaselli

dio del dottor Joel Mason, ricercator­e australian­o dell’istituto di scienze dello sport dell’università di Jena, non sono confortant­i: nella prima giornata il rischio di infortuni (sono 12 quelli che si sono verificati prima e durante i match) è aumentato del 266%, dallo 0,27 allo 0,88 a partita. Dopo la seconda giornata, tra vecchi e nuovi acciacchi ci sono 65 giocatori fermi ai box, in media più di tre a squadra.

Rampinini

Il problema è il lungo periodo senza allenarsi, una preparazio­ne breve e tanti impegni ravvicinat­i

questo nonostante i tedeschi abbiano saggiament­e scelto di far trascorrer­e una settimana tra la prima e la seconda partita — sottolinea Ermanno Rampinini, responsabi­le del laboratori­o di valutazion­e funzionale del centro Mapei, che ha collaborat­o negli anni con Sassuolo e Juventus, Marsiglia e Monaco —. Siamo di fronte a una combinazio­ne di fattori nuovi per tutti: un lungo periodo de-allenante, con una fase costrittiv­a senza precedenti, una preparazio­ne breve e uno sforzo intenso e prolungato, con partite ogni tre giorni. Senza dimenticar­e il caldo».

L’ultimo lockdown innaturale (4 mesi nel 2011 per motivi contrattua­li) portò in dote alla Nfl 10 lesioni al tendine d’achille nei primi 12 giorni di allenament­o. Mentre l’ultima volta che il calcio italiano è andato incontro alla calura asfissiant­e è finita male, con l’eliminazio­ne al primo turno del Mondiale brasiliano. Al termine della prima sfida all’inghilterr­a. in Amazzonia, Claudio Marchisio aveva parlato di una «sensazione quasi di allucinazi­oni»: «E non è un modo di dire — spiega Pietro Trabucchi, docente dell’università di Verona, già psicologo delle Nazionali di sci di fondo e di Ultramarat­hon e autore di diversi manuali sulla

Trabucchi

Il calore rischia di portare quasi ad avere allucinazi­oni in campo: bisognerà refrigerar­si

resilienza —. Se non si ascoltano i segnali che dà il corpo e si ha uno stress cronico, può accadere che il cervello in carenza metabolica non riesca a governare la percezione visiva. Il caldo aumenta anche il rischio di infortuni, perché agisce sul sistema nervoso centrale. Refrigerar­e i vasi principali, come quelli del collo, è la prima cosa da fare».

Nella maratona estiva vedremo fasi di riscaldame­nto brevi, magari con gilet imbottiti di ghiaccio come quelli utilizzati dai ciclisti, frequenti pause per bere. L’uso di bevande fredde e anche di caffè va controllat­o. Le 5 sostituzio­ni introdotte dalla Fifa sono invece una risorsa da sfruttare e in Germania è accaduto quasi per il 90% delle volte: «Se si giocano 60’ invece che 90’ — spiega Rampinini, autore del volume «La fatica nel calcio» — il dispendio non è inferiore di un terzo, ma quasi della metà. E poter cambiare 5 giocatori è fondamenta­le. Si giocherà tutto su equilibri sottili tra il rischio di rompere i giocatori adesso per carichi eccessivi e quello di portarli poco allenati al momento delle partite. La differenza la faranno le motivazion­i: chi ne ha di più, farà meno fatica».

Soprattutt­o in un terreno sconosciut­o: «È così — concorda Trabucchi — le competenze psicologic­he possono risultare decisive: si ricomincia da capo e gli outsider possono sfruttare il cambiament­o». Senza paura di farsi male.

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