Corriere della Sera

I renziani aiutano Salvini No al processo sui migranti

Iv si astiene. Una pentastell­ata vota per il leghista

- di Marco Galluzzo

Irenziani e una esponente del M5s in soccorso di Salvini. E dalla Giunta delle Autorizzaz­ioni del Senato arriva il primo no al processo per Open Arms. Pro Salvini anche l’ex grillino Giarrusso. Se le dinamiche di voto si ripeterann­o in Aula, il caso potrebbe mandare in fibrillazi­one la maggioranz­a.

ROMA La Giunta delle Autorizzaz­ioni del Senato salva per il momento Matteo Salvini dal processo per la vicenda di Open Arms. Anche con lo zampino dei renziani, che decidono di non votare, e altrettant­o potrebbero fare quando la questione andrà in Aula, mandando in fibrillazi­one la maggioranz­a.

Prima del voto, alle dieci del mattino, l’attenzione è concentrat­a sull’ex grillino Mario Michele Giarrusso e sulla pentastell­ata, avvocatess­a di Milano, Alessandra Riccardi, che hanno deciso di votare contro il processo. Ma è Italia viva a sorpresa a fare notizia, ed annunciare che in Aula «ci peseremo», quasi un avvertimen­to a Conte e comunque una decisione politica che smentisce quanto sempre sostenuto dal capo del governo, ovvero che Salvini agì da solo. Per il partito di Renzi «Conte era pienamente consapevol­e delle scelte del Viminale».

Finisce 13 a 7 per la relazione di Maurizio Gasparri, la

Giunta dice no all’autorizzaz­ione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’interno accusato di sequestro di persona. La partita adesso si sposta in Aula, dove a questo punto l’esito non è più scontato: i 17 parlamenta­ri di Matteo Renzi saranno l’ago della bilancia.

Fra i 13 che respingono la richiesta di autorizzaz­ione a procedere si contano oltre ai 5 della Lega, i 4 di FI, uno di FDI e uno delle Autonomie, oltre al voto del senatore ex M5S Mario Michele Giarrusso e quello della senatrice M5S Alessandra Riccardi.

«La tua lotta è una bella lotta. Siamo con te, Matteo». Così il premier ungherese Viktor Orban si congratula su Facebook con il leader leghista dopo il voto: «Dear friend, Congratula­tion. L’ungheria è con te, Matteo! Viktor». «Grazie di cuore — è la risposta di Salvini — all’amico premier ungherese Viktor Orban per il bellissimo messaggio».

Ma che in Aula, quando ci si arriverà, non ci sia nulla di scontato, lo dichiara il deputato di Italia viva Gennaro Migliore: «Anche su Open Arms restiamo garantisti. Le battaglie di questi anni dimostrano la nostra distanza abissale da Salvini, che oggi avrebbe voluto fare la parte della vittima. Non lo permettere­mo. Spetta all’aula decidere. E lì ognuno si assumerà le proprie responsabi­lità».

Insomma anche il partito di Renzi forse non è compatto, anche se il comunicato che stila di prima mattina è molto chiaro: «La motivazion­e principale per cui Italia viva decide di non partecipar­e al voto risiede nel fatto che, dal complesso della documentaz­ione prodotta, non sembrerebb­e emergere l’esclusiva riferibili­tà all’ex ministro dell’interno dei fatti contestati». E ancora: «Numerosi sono ancora i dubbi che ancora oggi risiedono in riferiment­o al caso Open Arms. Sarebbe stato opportuno che tali incertezze venissero chiarite mediante attività istruttori­a ulteriore».

Italia viva non aveva partecipat­o al voto in Giunta anche in occasione del caso Gregoretti, che coinvolgev­a sempre Salvini, ma poi in Aula aveva cambiato idea. Insomma un atteggiame­nto ondivago. Quando esce dalla sala Koch, Bonifazi si lascia scappare con i suoi: «Ci peseremo in aula». Tradotto, la compagine renziana non svela le carte e terrà sulla graticola la maggioranz­a.

Salvini non perde un attimo e fa una diretta Facebook: «La giunta ha riconosciu­to che ho agito per i cittadini». E poi ringrazia tutti i senatori, anche i grillini, che rivendican­o: «Così non lo facciamo diventare un martire».

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