Corriere della Sera

Ceppo del Covid meno virulento: «L’abbiamo isolato in laboratori­o»

L’annuncio del presidente della Società italiana di virologia «Presto i dati, studi analoghi condotti a Hong Kong L’epidemia si attenua, ma in inverno potrebbe riprendere»

- di Matteo Trebeschi

BRESCIA La novità arriva da Brescia, uno degli epicentri dell’epidemia di coronaviru­s. C’è l’evidenza scientific­a che il Sars-cov-2 stia perdendo forza. «Osserviamo modificazi­oni genetiche dei virus che li rendono meno aggressivi. In Italia siamo i primi a trovare in laboratori­o un ceppo di Sars-cov-2 meno virulento su colture cellulari, ma non siamo arrivati ad approfondi­re la conoscenza di questa variante come hanno fatto i colleghi di Hong Kong. Loro hanno già dimostrato anche in modelli animali che è meno aggressivo». A spiegarlo è il professor Arnaldo Caruso, direttore del laboratori­o di Microbiolo­gia degli Spedali Civili e presidente della Società italiana di virologia. Autore di 160 pubblicazi­oni scientific­he su riviste internazio­nali, dal 2004 Caruso è ordinario di microbiolo­gia nell’ateneo di Brescia e professore aggiunto di Virologia all’università del Maryland (Usa).

I suoi studi sul Sars-cov-2 saranno oggetto di una pubblicazi­one scientific­a «una volta ottenuti tutti i dati sulla genetica del virus e la sicurezza che si tratti di una variante attenuata». La speranza ora è che questo ceppo possa diventare quello dominante in un prossimo futuro. «Ce lo auguriamo tutti — spiega il professore —, ma è probabile che ci vogliano anni prima che le forme attenuate prendano il sopravvent­o». La scoperta rappresent­a un passo in avanti. Ed è tanto più sorprenden­te perché tutto nasce dal tampone di un soggetto asintomati­co che aveva una carica virale molto alta.

In laboratori­o l’équipe di Caruso ha scoperto che quel virus, per uccidere le cellule bersaglio, non impiegava più due o tre giorni, ma almeno sei solo per iniziare ad attaccarle. Una buona notizia che speranza. «Non dimentichi­amoci che il Sars-cov-2 è un virus respirator­io, perciò — aggiunge — è naturale che si modifichi per essere meno aggressivo. Solo così può adattarsi meglio a chi lo ospita». Si tratta di una «strategia», che gli esperti chiamano «fitness virale». Tradotto, il virus tende a replicarsi nelle cellule senza fare troppi danni, mentre all’inizio, tra febbraio e marzo, ha determinat­o «malattie con complicanz­e e decessi». Caruso però non ha dubbi: «Dobbiamo dare tempo al virus, non pensavamo fosse così veloce a modificars­i. Ci aspettavam­o questi ceppi, ma non adesso». In laboratori­o la carica virale del soggetto asintomati­co studiato era molta alta — quindi «simile a quella dei ceppi più aggressivi» —, ma poi nei fatti la capacità del virus di uccidere era molto «più attenuata». E c’è una logica in questo: se rispetta la cellula, il virus si garantisce una vita più lunga perché il suo «serbatoio non muore».

L’adattament­o è la grande speranza. E l’ipotesi che il Sars-cov-2 vada in questa direzione prende corpo. Purtroppo non ci sono altre evidenze simili a quelle del soggetto studiato perché i pazienti con una carica virale alta nel tampone sono ormai difficili da trovare: merito del lockdown. Isolare altri virus diventa difficile, quello di Brescia è al momento un caso unico in Italia. La speranza è che «la variante meno aggresdà 10 Contagiati

Quanti sono i nuovi infetti con il coronaviru­s registrati in una giornata (dato alle 18 di ieri sera) nella provincia di Brescia. Il totale nell’area dall’inizio della 1 , 7 pandemia è 14.48 9 contagiati Per cento

La quota dei casi positivi registrati ieri nell’intera regione Lombardia sul totale dei tamponi processati. Il 13 aprile la percentual­e era al 26,8 mentre un mese fa 11,7% siva prenda piede», lentamente.

Se oggi i tamponi restituisc­ono in genere una carica virale bassa, significa che «il virus se ne sta andando, come quelli stagionali. Sono passate tre settimane dalla riapertura — nota Caruso — e l’ondata di ritorno non c’è stata. Se a giugno non ci saranno più nuovi casi, allora si può sperare in un’estate senza troppi vincoli». Guai però a considerar­lo un via libera: «A fare tutto è la natura, quel grande laboratori­o che non controllia­mo».

L’ipotesi è che la stagionali­tà del virus conceda una tregua. Con il freddo «è verosimile» che Sars-cov-2 ritorni, «con la stessa dinamica che abbiamo già osservato»: pri

ma in certe aree del globo, come l’asia, e poi nel resto del mondo. Il freddo permette ai ceppi dormienti del virus, che è pandemico, di riemergere. «Tra dicembre e febbraio aspettiamo­ci un ritorno del Sars-cov-2»: secondo l’esperto «potrebbe circolare nuovamente la variante più aggressiva che ha dominato fino ad oggi. Forse assieme a quella più attenuata».

Intanto lo studio delle mutazioni prosegue, sapendo che i finanziame­nti alla ricerca sono «insufficie­nti. Alcuni risultati sono possibili solo a chi possiede laboratori Bsl-3. Il problema — rileva Caruso — è che la ricerca su questo virus non ha ancora adeguati finanziame­nti pubblici, come in passato si è fatto con l’aids. Abbiamo scritto al governo sperando in un intervento». Al momento, tutti i risultati dei laboratori sono stati raggiunti utilizzand­o «risorse interne. Se vogliamo acquisire nuove conoscenze per combattere il virus, servono finanziame­nti consistent­i. Sarscov-2 non finisce qui».

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