Corriere della Sera

Recovery fund, arriva il piano europeo

Ipotesi di 600-650 miliardi, ma per l’italia al massimo 10 miliardi nel 2020. Conte chiama il premier olandese Rutte, Mattarella il presidente tedesco Steinmeier

- di Federico Fubini

Stamattina presto Ursula von der Leyen farà distribuir­e per la prima volta ai capi di gabinetto un documento con la chiave di ripartizio­ne dei fondi, per Paese e per settore. Poco dopo la presidente della Commission­e europea riunirà i suoi 26 fra vicepresid­enti e commissari e mostrerà loro, anche qui per la prima volta, un secondo documento con ciò che tutti vogliono sapere di più: quanto vale in totale il pacchetto del Recovery Fund che oggi l’esecutivo di Bruxelles proporrà all’approvazio­ne dei governi.

È il segreto che von der Leyen ha custodito più gelosament­e, arrivando negli ultimi giorni a tagliar fuori dalle comunicazi­oni (quasi) tutte le capitali e la sua stessa squadra di Bruxelles. Non voleva né fughe di notizie, né le pressioni dai primi ministri che ne sarebbero seguite. La presidente tedesca della Commission­e lunedì e ieri è arrivata a convocare i suoi commissari e vicepresid­enti uno a uno, per conceder loro spicchi sempre limitati di luce sulle somme in gioco, sulla suddivisio­ne fra trasferime­nti di bilancio e prestiti, su come ripartire le risorse in Europa.

Per il resto von der Leyen è rimasta chiusa per giorni con due collaborat­ori portati con sé da Berlino nel suo ufficio all’ultimo piano di palazzo Berlaymont, dove si è fatta adibire anche un minuscolo appartamen­to. Di certo però con la cancelleri­a tedesca negli ultimi giorni ha scambiato impression­i e almeno fino a venerdì scorso stava lavorando a un pacchetto che dovrebbe valere fra 600 e 650 miliardi di euro. Prestiti solo una minoranza, il resto trasferime­nti diretti. Sarebbe razionale: l’accordo franco-tedesco della scorsa settimana prevedeva 500 miliardi di soli trasferime­nti. Ma ai piani alti della Commission­e si vuole proporre qualcosa di più, con un obiettivo preciso: far sì che l’accordo fra governi alla fine si avvicini molto a dove l’avevano indicato Parigi e Berlino. Qualcosa nel negoziato successivo fra capitali — che durerà fino a luglio, forse fino a settembre — andrà infatti concesso alle resistenze di Olanda, Svezia, Danimarca e Austria (che comunque dovrebbero avere “rimborsi” sui loro contributi al bilancio Ue per 40 miliardi di euro totali in sette anni).

Di certo per l’italia le risorse disponibil­i dal recovery fund nel 2020 non supererann­o i dieci miliardi: metà somme a fondo perduto, metà come garanzie europee per chi ricapitali­zza imprese “strategich­e” di oltre 50 dipendenti. Dunque in autunno, finito il blocco sui licenziame­nti, esauriti i fondi speciali di cassa in deroga e reddito di emergenza, la pressione sull’italia salirà. Il governo non può più permetters­i di rinunciare alla leggera ai 37 miliardi della linea di credito senza condizioni del fondo salvataggi Mes. Intanto ieri il presidente Sergio Mattarella ha telefonato al suo omologo tedesco Frank-walter Steimeier e il premier Giuseppe Conte al suo omologo olandese Mark Rutte.

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