«No all’ultimo giorno di scuola» Il Comitato scientifico: troppi rischi
Bocciata l’ipotesi di un rientro per i saluti di fine ciclo L’idea era stata rilanciata da sindaci e famiglie: La viceministra: «Insistiamo, si può fare all’aperto»
«Troppo rischioso»: gli esperti del Comitato tecnico scientifico del ministero dell’istruzione hanno bocciato l’ipotesi di riaprire le scuole per l’ultimo giorno dell’anno scolastico. Il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, ha spiegato che tutti i componenti del Comitato hanno dato parere negativo. L’idea, che era stata condivisa anche dalla vice ministra Anna Ascani, era quella di permettere, rispettando tutte le regole sanitarie, a gruppi di studenti di salutare i loro compagni, per segnare la fine di un ciclo e l’inizio di un altro.
Anche il sindaco di Firenze Dario Nardella aveva immaginato la possibilità di concedere agli studenti un ultimo giorno in presenza. Ma per gli esperti «non si può». Anche perché l’ultimo giorno di scuola, fanno sapere dal comitato, non è un giorno qualsiasi: è un giorno speciale in cui gli studenti normalmente fanno festa, non stanno composti e seduti nei banchi, e quindi il rischio di assembramento è altissimo. Oltre al fatto che le scuole in questi giorni sono state sanificate per ospitare gli esami di maturità, e sarebbe complicato ripetere le procedure solo per permettere ai ragazzi di incontrarsi prima della chiusura dell’anno scolastico. Infine, c’è il tema del personale scolastico, che deve essere tutelato e tenuto in sicurezza. Insomma, gli istituti non sono in grado di mantenere le condizioni di distanziamento in un’ipotetica celebrazione di fine anno, in cui — come è probabile — bambini e ragazzi si rivedrebbero per abbracciarsi e salutarsi, opzioni ad alto tasso di rischio di contagio.
Ma Ascani non molla: «Il Cts ha detto che l’ultimo giorno di scuola non si può fare “in classe” — precisa la viceministra su Twitter —. Lavoriamo per permetterlo quindi all’aperto, in sicurezza. Non si può negare a bambini e ragazzi delle classi terminali questa possibilità». Poi su Facebook aggiunge: «In un primo momento il Cts aveva detto no anche ai centri estivi. Poi si è trovato il modo di organizzarli in sicurezza. Dobbiamo fare lo stesso per l’ultimo giorno di scuola», propone, ricordando che ad appoggiare la proposta ci sono anche tanti sindaci, famiglie, esponenti della comunità scolastica e del mondo della cultura come
Pupi Avati. «Non si tratta di un gesto meramente simbolico, si tratta di far concludere un percorso di studi che quest’anno è stato particolarmente messo alla prova dando la possibilità ai ragazzi che, a causa del lockdown, hanno già sofferto per la mancanza della scuola e delle relazioni che da essa dipendono, di ritornare almeno per un giorno alla normalità, ritrovandosi e recuperando per un’ultima volta, prima di un nuovo inizio, i loro legami». Anche la segretaria della Cisl scuola,
Maddalena Gissi, la appoggia: «Invitare famiglie e studenti a una grande festa si può fare, ma non nelle scuole. Valutino i sindaci quale luogo è più opportuno e di chi sarà la responsabilità per la definizione delle misure anticontagio». Ma i dirigenti scolastici frenano: tornare sui banchi l’ultimo giorno di scuola è «difficile e pericoloso. Inapplicabile. Il simbolismo è difficilmente conciliabile con la realtà scolastica per quanto forte sia il lato emotivo», dice Mario Rusconi, presidente dell’associazione nazionale dei presidi di Roma e del Lazio. «Ci sono Dpcm, protocolli di sicurezza da rispettare e attuare nei plessi scolastici. È un peccato, ma abbiamo fatto sacrifici più pesanti».
Il significato
«I giovani hanno già sofferto fin troppo questa fase, serve un gesto di normalità»
a distanza.
Il documento del comitato Bianchi arriverà nel fine settimana o al più tardi all’inizio di giugno, poi la parola passerà alla ministra e infine a presidi e insegnanti che dovranno organizzare le loro scuole.
Ma intanto per i presidi delle scuole superiori c’è un’altra emergenza da gestire: stanno crescendo i timori e anche lo
Le decisioni
Saranno i presidi in autonomia a stabilire orari e tempi di accesso Ipotesi «sesto giorno»
scontento degli insegnanti per la maturità in presenza. È stato anche presentato un ricorso al Tar della Sicilia contro l’esame in classe. Senza contare che in Lombardia e nel Lazio non sono ancora stati trovati tutti i presidenti delle commissioni d’esame.