Per gli assistenti civici Bonafede ritorna sotto il «fuoco amico»
MILANO Ancora nel mirino. Ancora fuoco amico (e non solo). Alfonso Bonafede finisce sulla graticola dei ministri M5S per la vicenda degli assistenti civici. Tra domenica e lunedì, il Guardasigilli è tornato al centro delle critiche per la terza volta nel giro di poche settimane. Dopo il caso della scarcerazione dei boss, dopo la trattativa sulla sanatoria per i migranti, alleati di governo e Cinque Stelle hanno puntato di nuovo il ministro per le «incomprensioni» sul progetto degli ausiliari civici. Il ministro Francesco Boccia — accusato di fughe in avanti —, non a caso, nella sua intervista al Corriere, si è rivolto direttamente ai pentastellati per chiarire il loro coinvolgimento nella proposta: «Mi permetto di dire ai compagni di viaggio che avrebbero dovuto confrontarsi con Alfonso Bonafede, il loro capo delegazione, primo testimone di questa iniziativa». Nelle stesse ore — come racconta l’adnkronos — la chat governativa del Movimento ribolliva di veleni, con accuse incrociate. Ieri è stato fatto un passo avanti nella trattativa dopo una riunione tra il premier, i capidelegazione e i ministri Luciana Lamorgese, Boccia, Federico D’incà e il sottosegretario Riccardo Fraccaro. La delibera sugli assistenti civici — secondo le indiscrezioni — sarà varata dal ministero del Lavoro, a guida pentastellata.
Parallelamente è scattata una difesa del Guardasigilli. «Alfonso e il governo sono legati», dicono fonti dell’esecutivo, chiarendo che il ruolo del capo delegazione non è in discussione. Alternative non sono in campo, anche se l’asticella della tensione verso Bonafede anche tra deputati e senatori è alta (ma non mancano critiche anche a Fraccaro e Catalfo). «Chi attacca Alfonso in questo momento, lo lascia solo — precisano —. Al ministro è stata rafforzata la scorta e in questa fase delicata in cui sta rimettendo in carcere i mafiosi che altri hanno scarcerato, le polemiche interne non solo sono inopportune ma anche pericolose. Almeno di fronte a fatti gravi come questi, cerchiamo di restare compatti». Un richiamo all’ordine nei Cinque Stelle e a chi — tra le forze della maggioranza — punzecchia (per indebolirlo) il Guardasigilli.
Una tregua? Con il Pd si avvicina la quadra sul candidato governatore per le Regionali in Liguria. Un passo importante che dovrebbe sancire una continuità dell’asse di governo anche per Regioni e Comuni. Ma proprio sui papabili candidati futuri si apre un altro scenario. Internamente ai Cinque Stelle, la partita rischia di spostarsi su una eventuale deroga alla regola dei due mandati. E non solo per i sindaci, come trapelato finora. L’idea sarebbe quella di lasciare aperta una porta per un mandato a livello locale anche ai parlamentari. Un’idea che circola da tempo, ma che ora con il governo in fibrillazione, prende sempre più corpo nel gruppo. Si parla di «novità» entro un paio di mesi. «Sarebbe l’ultimo schiaffo al Movimento delle origini», commenta caustico un malpancista.