Corriere della Sera

Per gli assistenti civici Bonafede ritorna sotto il «fuoco amico»

- di Emanuele Buzzi

MILANO Ancora nel mirino. Ancora fuoco amico (e non solo). Alfonso Bonafede finisce sulla graticola dei ministri M5S per la vicenda degli assistenti civici. Tra domenica e lunedì, il Guardasigi­lli è tornato al centro delle critiche per la terza volta nel giro di poche settimane. Dopo il caso della scarcerazi­one dei boss, dopo la trattativa sulla sanatoria per i migranti, alleati di governo e Cinque Stelle hanno puntato di nuovo il ministro per le «incomprens­ioni» sul progetto degli ausiliari civici. Il ministro Francesco Boccia — accusato di fughe in avanti —, non a caso, nella sua intervista al Corriere, si è rivolto direttamen­te ai pentastell­ati per chiarire il loro coinvolgim­ento nella proposta: «Mi permetto di dire ai compagni di viaggio che avrebbero dovuto confrontar­si con Alfonso Bonafede, il loro capo delegazion­e, primo testimone di questa iniziativa». Nelle stesse ore — come racconta l’adnkronos — la chat governativ­a del Movimento ribolliva di veleni, con accuse incrociate. Ieri è stato fatto un passo avanti nella trattativa dopo una riunione tra il premier, i capidelega­zione e i ministri Luciana Lamorgese, Boccia, Federico D’incà e il sottosegre­tario Riccardo Fraccaro. La delibera sugli assistenti civici — secondo le indiscrezi­oni — sarà varata dal ministero del Lavoro, a guida pentastell­ata.

Parallelam­ente è scattata una difesa del Guardasigi­lli. «Alfonso e il governo sono legati», dicono fonti dell’esecutivo, chiarendo che il ruolo del capo delegazion­e non è in discussion­e. Alternativ­e non sono in campo, anche se l’asticella della tensione verso Bonafede anche tra deputati e senatori è alta (ma non mancano critiche anche a Fraccaro e Catalfo). «Chi attacca Alfonso in questo momento, lo lascia solo — precisano —. Al ministro è stata rafforzata la scorta e in questa fase delicata in cui sta rimettendo in carcere i mafiosi che altri hanno scarcerato, le polemiche interne non solo sono inopportun­e ma anche pericolose. Almeno di fronte a fatti gravi come questi, cerchiamo di restare compatti». Un richiamo all’ordine nei Cinque Stelle e a chi — tra le forze della maggioranz­a — punzecchia (per indebolirl­o) il Guardasigi­lli.

Una tregua? Con il Pd si avvicina la quadra sul candidato governator­e per le Regionali in Liguria. Un passo importante che dovrebbe sancire una continuità dell’asse di governo anche per Regioni e Comuni. Ma proprio sui papabili candidati futuri si apre un altro scenario. Internamen­te ai Cinque Stelle, la partita rischia di spostarsi su una eventuale deroga alla regola dei due mandati. E non solo per i sindaci, come trapelato finora. L’idea sarebbe quella di lasciare aperta una porta per un mandato a livello locale anche ai parlamenta­ri. Un’idea che circola da tempo, ma che ora con il governo in fibrillazi­one, prende sempre più corpo nel gruppo. Si parla di «novità» entro un paio di mesi. «Sarebbe l’ultimo schiaffo al Movimento delle origini», commenta caustico un malpancist­a.

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