Corriere della Sera

Nove anni all’investitor­e dei cuginetti L’ira dei genitori: «Uccisi di nuovo»

Li travolse con il Suv a Vittoria, condannato in abbreviato. Salvini: va cambiata la legge

- Salvo Toscano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

RAGUSA Nove anni di reclusione. Uno in meno di quelli richiesti dall’accusa. È questa la pena inflitta dal gup di Ragusa a Rosario Greco, l’uomo che nel luglio scorso investì e uccise due cuginetti di 11 e 12 anni, Alessio e Simone D’antonio. Greco, 37 anni, risultò positivo all’alcol e alla cocaina. Era accusato di omicidio stradale plurimo aggravato dall’alterazion­e psicofisic­a dovuta all’utilizzo di sostanze alcoliche e stupefacen­ti. Avendo scelto il rito abbreviato ha potuto usufruire dello sconto di un terzo della pena. L’imputato non era presente in aula al momento della sentenza. C’erano invece i genitori dei due bambini, inseparabi­li compagni di gioco falciati da quel suv la sera dell’11 luglio. E per i familiari la pena è stata troppo mite: «Ci saremmo aspettati una condanna più severa», hanno commentato i genitori dei due bambini.

Il pm Fabio D’anna aveva chiesto una condanna a dieci anni. Greco, per aver scelto il rito abbreviato, ha goduto di una riduzione della pena che in base alla sentenza del gup Ivano Infarinato è partita da 13 anni e sei mesi per poi arrivare alla sentenza finale di nove anni. Assieme alla confisca dell’auto.

La tragedia ebbe luogo la sera dell’11 luglio a Vittoria, in provincia di Ragusa. Greco era in auto con alcuni amici. Travolse i due bambini dopo una manovra avventata ad alta velocità. Alessio morì la sera stessa, Simone spirò dopo qualche giorno di agonia e la notizia della sua morte si apprese proprio mentre si celebravan­o i funerali del cuginetto.

«Il giudice ha fatto un ulteriore sconto rispetto alla richiesta del pm. Non sono queste le pene che si applicano a un criminale. Ci saremmo aspettati una condanna più severa». Così Tony D’antonio, papà di Simone. «Non siamo soddisfatt­i, non ci aspettavam­o che il giudice emanasse una pena più bassa di quella richiesta dal pm — dice Alessandro D’antonio, padre di Alessio —. Il massimo per l’omicidio stradale è 18 anni? Ci saremmo aspettati dodici anni. Ma qui non abbiamo leggi: stiamo parlando di due bambini innocenti che giocavano sul gradino di casa. Dal primo giorno ho detto che non mi interessa il risarcimen­to, mi interessa una pena giusta, la pena massima. Non è nemmeno giusto a parer mio che in un caso del genere si possa ricorrere al rito abbreviato». Alessandro aveva perso trenta chili in pochi mesi dopo la morte di suo figlio. «Ora stavo un po’ meglio, ma da oggi in poi non sto più bene. Ce li hanno ammazzati per la seconda volta. Dopodomani mio figlio avrebbe compiuto 12 anni. Spero che per il futuro qualcosa cambi».

«Il problema di questa vicenda — dice il legale della famiglia D’antonio, Daniele Scrofani — non è la pena ma la legge. Il caso è stato trattato come omicidio stradale, seppure con l’aggravante dell’alterazion­e psicofisic­a. L’insoddisfa­zione dei genitori per la condanna è sul fatto che il sacrificio dei loro figli sarebbe stata un’occasione per modificare la normativa e prevedere un’ipotesi diversa, intitoland­o la nuova legge ai cuginetti».

Sul caso è intervenut­o il leader della Lega Matteo Salvini: «La sentenza conferma la necessità di mettere mano alla riforma del Codice Penale e dell’intera giustizia: la vita di un bambino non può valere così poco. Per i reati più gravi niente rito abbreviato».

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I cuginetti Simone e Alessio D’antonio di 11 e 12 anni: giocavano sulla porta di casa quando furono falciati dal Suv
Falciati I cuginetti Simone e Alessio D’antonio di 11 e 12 anni: giocavano sulla porta di casa quando furono falciati dal Suv

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