Corriere della Sera

E sul prestito Fca arriva il sì di Intesa, ora tocca a Sace

Il credito di 6,3 miliardi garantito dallo Stato è condiziona­to anche al via libera del Tesoro

- Michelange­lo Borrillo

Primo semaforo verde per il più sostanzios­o prestito garantito dallo Stato a un gruppo industrial­e, secondo gli schemi previsti dal decreto Liquidità per far fronte agli effetti dell’emergenza sanitaria. Il cda di Intesa Sanpaolo ha approvato il finanziame­nto del prestito da 6,3 miliardi, garantito all’80% dalla Sace, a Fca Italy. E l’istituto guidato da Carlo Messina lo ha fatto anche in consideraz­ione del ruolo fondamenta­le del finanziame­nto stesso per la filiera italiana dell’automotive. Il prestito resta adesso subordinat­o al verificars­i di due condizioni. La prima è l’approvazio­ne della garanzia pubblica da parte della Sace, in quanto per le richieste di finanziame­nto da imprese con fatturato superiore o uguale a 1,5 miliardi o con numero di dipendenti in Italia superiore o uguale a 5 mila, il decreto Liquidità prevede che Sace applichi la cosiddetta «procedura ordinaria», invece della procedura semplifica­ta che permette di deliberare la garanzia anche in poche ore. La seconda condizione è il via libera del Mef all’operazione, che si concretizz­erà con un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale — previa approvazio­ne da parte della Corte dei Conti — che fisserà i dettagli del finanziame­nto.

Come si ricorderà, nonostante l’operazione possa essere considerat­a a vantaggio dell’intera filiera dell’automotive, la richiesta di finanziame­nto del gruppo presieduto da John Elkann ha dato il via a diverse polemiche nell’opinione pubblica, a cominciare dal parterre politico. In particolar­e perché a chiedere il prestito è una società italiana (quale, appunto, Fca Italy) ma controllat­a di una società con sede legale in Olanda e domicilio fiscale nel Regno Unito. Tanto che il Codacons ha fatto ricorso al Tar del Lazio impugnando la parte del decreto che non esclude dalla possibilit­à di ottenere finanziame­nti le imprese con controllan­te all’estero.

Il prestito garantito dallo Stato, per altri versi, garantisce anche in condizioni di crisi (la liquidità di gruppo è scesa, nel primo trimestre 2020, di 5 miliardi, a 18 miliardi) l’occupazion­e e gli investimen­ti del gruppo automobili­stico. Che utilizzerà le nuove risorse non solo per retribuire i dipendenti ma anche per pagare la filiera di fornitori strategici per la produzione negli impianti italiani e mettere in sicurezza la realizzazi­one degli investimen­ti, in particolar­e quelli dedicati allo sviluppo e all’elettrific­azione dei nuovi modelli.

E proprio perché venga garantito il rispetto degli impegni assunti, Intesa Sanpaolo ha definito un meccanismo innovativo che prevede, una volta perfeziona­to il contratto di finanziame­nto, l’utilizzo di conti correnti dedicati per la retribuzio­ne dei dipendenti, i pagamenti dei fornitori e il supporto degli investimen­ti, così da assicurare sostegno alla filiera. Che, includendo anche i servizi attinenti al settore automotive, occupa oltre 1 milione di persone in circa 200 mila piccole e medie imprese, con un fatturato pari a circa il 19% del Pil italiano.

Alla luce del maxi finanziame­nto, il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi, ha ribadito l’auspicio «che ne possa beneficiar­e anche la rete di concession­ari a cui Fca Bank presta abitualmen­te con interessi dal 5% al 6%: Fca riveda queste condizioni tenuto conto che la liquidità in arrivo grazie al denaro pubblico sarà pagata assai poco, con interessi certamente inferiori al 2%, se non vicinissim­i all’1%».

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