E sul prestito Fca arriva il sì di Intesa, ora tocca a Sace
Il credito di 6,3 miliardi garantito dallo Stato è condizionato anche al via libera del Tesoro
Primo semaforo verde per il più sostanzioso prestito garantito dallo Stato a un gruppo industriale, secondo gli schemi previsti dal decreto Liquidità per far fronte agli effetti dell’emergenza sanitaria. Il cda di Intesa Sanpaolo ha approvato il finanziamento del prestito da 6,3 miliardi, garantito all’80% dalla Sace, a Fca Italy. E l’istituto guidato da Carlo Messina lo ha fatto anche in considerazione del ruolo fondamentale del finanziamento stesso per la filiera italiana dell’automotive. Il prestito resta adesso subordinato al verificarsi di due condizioni. La prima è l’approvazione della garanzia pubblica da parte della Sace, in quanto per le richieste di finanziamento da imprese con fatturato superiore o uguale a 1,5 miliardi o con numero di dipendenti in Italia superiore o uguale a 5 mila, il decreto Liquidità prevede che Sace applichi la cosiddetta «procedura ordinaria», invece della procedura semplificata che permette di deliberare la garanzia anche in poche ore. La seconda condizione è il via libera del Mef all’operazione, che si concretizzerà con un decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale — previa approvazione da parte della Corte dei Conti — che fisserà i dettagli del finanziamento.
Come si ricorderà, nonostante l’operazione possa essere considerata a vantaggio dell’intera filiera dell’automotive, la richiesta di finanziamento del gruppo presieduto da John Elkann ha dato il via a diverse polemiche nell’opinione pubblica, a cominciare dal parterre politico. In particolare perché a chiedere il prestito è una società italiana (quale, appunto, Fca Italy) ma controllata di una società con sede legale in Olanda e domicilio fiscale nel Regno Unito. Tanto che il Codacons ha fatto ricorso al Tar del Lazio impugnando la parte del decreto che non esclude dalla possibilità di ottenere finanziamenti le imprese con controllante all’estero.
Il prestito garantito dallo Stato, per altri versi, garantisce anche in condizioni di crisi (la liquidità di gruppo è scesa, nel primo trimestre 2020, di 5 miliardi, a 18 miliardi) l’occupazione e gli investimenti del gruppo automobilistico. Che utilizzerà le nuove risorse non solo per retribuire i dipendenti ma anche per pagare la filiera di fornitori strategici per la produzione negli impianti italiani e mettere in sicurezza la realizzazione degli investimenti, in particolare quelli dedicati allo sviluppo e all’elettrificazione dei nuovi modelli.
E proprio perché venga garantito il rispetto degli impegni assunti, Intesa Sanpaolo ha definito un meccanismo innovativo che prevede, una volta perfezionato il contratto di finanziamento, l’utilizzo di conti correnti dedicati per la retribuzione dei dipendenti, i pagamenti dei fornitori e il supporto degli investimenti, così da assicurare sostegno alla filiera. Che, includendo anche i servizi attinenti al settore automotive, occupa oltre 1 milione di persone in circa 200 mila piccole e medie imprese, con un fatturato pari a circa il 19% del Pil italiano.
Alla luce del maxi finanziamento, il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi, ha ribadito l’auspicio «che ne possa beneficiare anche la rete di concessionari a cui Fca Bank presta abitualmente con interessi dal 5% al 6%: Fca riveda queste condizioni tenuto conto che la liquidità in arrivo grazie al denaro pubblico sarà pagata assai poco, con interessi certamente inferiori al 2%, se non vicinissimi all’1%».