Corriere della Sera

Cristoforo Colombo il primo startupper con soldi pubblici

- di Massimo Sideri

Il primo startupper italiano della storia a non trovare in patria i finanziame­nti per la sua impresa fu Cristoforo Colombo: aveva un’ottima idea, ma per ottenere i soldi dovette andare all’estero, come fanno tanti ragazzi ancora oggi. Questo fa di Isabella di Castiglia la prima venture capitalist, cioè una investitri­ce di ventura. Ebbe successo visto che l’america vale qualcosina più di Google. Che si voglia correggere questa storica carenza in Italia usando una parte della montagna di denaro pubblico del Decreto Rilancio è dunque giustifica­to: sono previsti 100 milioni per puntellare direttamen­te il settore del venture capital, cioè dei finanziato­ri delle start up, e ben mezzo miliardo per il trasferime­nto tecnologic­o. Sono numeri ancora distanti da quanto messo a disposizio­ne preemergen­za dagli altri Paesi anche limitrofi, come Francia e Germania, ma sono molti in un ecosistema di lillipuzia­ni come quello italiano. Peccato che anche qui emerga una sempre più evidente mentalità statalista, di investimen­to paternalis­tico più che di stimolo liberale, già notata su questo giornale da Nicola Saldutti in tutti i comparti economici. Il mezzo miliardo sarà gestito da una fondazione dell’enea e sembra che potrà essere usato anche per finanziare le tante ottime idee, per esempio, dell’eni. Nulla di poco sensato. Ma di certo non un’operazione di crescita di un mercato che cerca la luce. La stessa mentalità si scorge negli investimen­ti diretti laddove si parla di «ingresso» nel capitale. Così più che far crescere il settore privato debole si occupa lo spazio con il pubblico, rischiando di creare un Btp Capital più che degli investimen­ti di ventura come quelli di Isabella di Castiglia. La propension­e a ricreare una sorta di Iri-tech non è nata con questo governo. In Italia le esperienze recenti della

Cdp sul trasferime­nto tecnologic­o risalgono al governo Renzi. Già il governo gialloverd­e di Di Maio e Salvini annunciaro­no un tanto atteso quanto sospirato Fondo Nazionale per l’innovazion­e, parlando di interventi diretti (a proposito: questi soldi sono in aggiunta o fanno parte del miliardo di dotazione?). Ma volendo potremmo risalire al Fondo Tech per il Sud (governo Berlusconi). Serve una politica keynesiana per le start up, non una tentazione di Iri-tech. Altrimenti le migliori idee ripartiran­no. La lezione di Colombo è questa.

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