Corriere della Sera

Nuovo picco di contagi, Seul richiude

- Paolo Salom

della capitale, dove vive circa la metà dei 52 milioni di abitanti del Paese. Da oggi e almeno fino al 14 giugno, musei, parchi e cinema saranno di nuovo serrati. Mentre le aziende sono state invitate a ripristina­re e favorire il lavoro a distanza.

Tutto per un nuovo, drammatico quanto inaspettat­o picco nei contagi. Ieri sono stati registrati 79 casi, per un totale nazionale di 11.344 con 269 decessi, contro gli 81 del 5 aprile. Numeri sempre molto bassi. Ma occorre considerar­e l’impegno collettivo dei sudcoreani che in questi mesi hanno agito con grande efficacia, rispettand­o (quasi) alla lettera le norme sul distanziam­ento sociale. La prima riapertura era stata «macchiata» da un focolaio partito dai locali della movida di Itaewon, a Seul: tutto risolto — nonostante l’imbarazzo — in una decina di giorni con 261 contagi complessiv­i.

Ieri è stata invece scoperta una nuova fonte virale non in una discoteca ma in un magazzino per lo stoccaggio di merci della società di ecommerce Coupang a Bucheon, nell’ovest della sterminata periferia di Seul. Oltre 4 mila tra lavoratori e visitatori sono immediatam­ente finiti in autoisolam­ento, mentre secondo il viceminist­ro della Salute, Kim Gang-lip, l’80 per cento dei possibili contagiati è già stato sottoposto al test sulla positività al virus.

«Le prossime due settimane saranno cruciali per il contenimen­to dell’epidemia», ha aggiunto il ministro della Salute Park Neung-hoo senza nascondere la forte preoccupaz­ione per l’improviso picco, il più grave in 50 giorni: secondo gli esperti sudcoreani, la malattia è sempre più difficili da individuar­e.

Resta il fatto che la Corea del Sud è stata internazio­nalmente considerat­a un modello nella lotta al Covid-19 e, almeno fino a ieri, tutto sembrava darle ragione: nessun nuovo caso e curve a picco. Ma non appena le restrizion­i si sono sollevate, ecco un nuovo problema. E nemmeno dovuto all’«imprudenza» di inizio maggio, quando folle di giovani si sono riversate nelle strade del divertimen­to a Seul, spinte evidenteme­nte, come i loro coetanei occidental­i, dal bisogno di «socializza­re» dopo settimane di isolamento coatto. Considerat­o che agli inizi di marzo erano segnalati 500 nuovi casi al giorno, il lavoro fatto con gli strumenti digitali di un Paese iperconnes­so e la tradiziona­le capacità di seguire le regole dei sudcoreani è apparso a tutti efficace. Tanto che la macchina industrial­e aveva soltanto rallentato la sua corsa (quest’anno a fronte di un Pil che sarebbe dovuto crescere del 2,1%, le previsioni indicano una contrazion­e dello 0,2). Gli studenti erano tornati a scuola già la settimana scorsa. Mentre chiese e templi avevano riaperto i battenti ai fedeli e i campionati di calcio e baseball erano tornati a divertire, seppure a porte chiuse. Ora il governo dovrà decidere cosa fare: il modello Corea si è ingrippato.

 ??  ?? Il ritorno della paura
Cittadini sudcoreani in fila in un parco della capitale Seul in attesa di essere sottoposti al test dopo i nuovi contagi 4 mila le persone messe in isolamento in seguito allo scoppio di un nuovo focolaio a Bucheon, sobborgo a ovest di Seul: l’80% di queste 52 sono già state sottoposte a test i milioni di sudcoreani La metà della popolazion­e vive nell'area metropolit­ana di Seul, dove musei, parchi e cinema saranno nuovamente chiusi per altre due settimane
Il ritorno della paura Cittadini sudcoreani in fila in un parco della capitale Seul in attesa di essere sottoposti al test dopo i nuovi contagi 4 mila le persone messe in isolamento in seguito allo scoppio di un nuovo focolaio a Bucheon, sobborgo a ovest di Seul: l’80% di queste 52 sono già state sottoposte a test i milioni di sudcoreani La metà della popolazion­e vive nell'area metropolit­ana di Seul, dove musei, parchi e cinema saranno nuovamente chiusi per altre due settimane

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