Savona (Consob): dal governo la lista delle imprese protette dal «golden power»
Ok alla chiusura da gennaio del gruppo 2 a Brindisi
La richiesta era stata presentata a gennaio e ora Enel ha avuto il via libera dal ministero dello Sviluppo per chiudere in anticipo, già a partire dal gennaio prossimo, il Gruppo 2 della centrale a carbone Federico II di Brindisi. È la prima delle quattro unità produttive. La centrale sarà riconvertita in un impianto a gas ad altissima efficienza, spiega il colosso elettrico, per assicurare la chiusura completa dell’impianto a carbone di Brindisi entro il 2025 e per garantire la sicurezza della rete elettrica nazionale.
La strategia di decarbonizzazione di Enel è a livello globale, anche se l’uscita definitiva dal carbone a livello mondo da parte del gruppo guidato da Francesco Starace è prevista entro il 2030. In Italia l’addio definitivo al carbone avverrà invece 5 anni prima in linea con il Piano nazionale integrato energia e clima. La strada è comunque segnata. È di ieri l’annuncio che le controllate cilene Enel Chile ed Enel Generacio’n Chile hanno chiesto di chiudere in anticipo l’impianto a carbone Bocamina, situato a Coronel, rispetto agli accordi con il ministero dell’energia cileno. Enel Generacio’n Chile richiederà alla Commissione nazionale per l’energia cilena di autorizzare la cessazione dell’operatività delle Unità I e II dell’impianto entro il 31 dicembre 2020 e il 31 maggio 2022 invece della fine del 2023 ed entro il 2040.
A Brindisi Enel sta anche (f.mas.) «Il Governo ci dia la lista delle imprese che possono essere esposte al golden power, perché altrimenti rimane incertezza sul mercato, gli investimenti esteri in Italia non vengono perché manca questa lista»: l’appello è del presidente Consob, Paolo Savona (foto), ieri in audizione alla commissione d’inchiesta sulle banche presieduta da Carla Ruocco (M5S). «La lista è un passaggio fondamentale della revisione legislativa che sollecito». Il governo ha esteso il golden power per sviluppando progetti per l’installazione di capacità fotovoltaica all’interno del sito, in linea con la strategia generale di sviluppare nuova capacità rinnovabile su tutto il territorio italiano. L’impegno per la transizione energetica verso un modello sempre più sostenibile è diventato determinante anche per gli investitori. Due settimane il fondo sovrano norvegese, il più grande del mondo, con mille miliardi di dollari in gestione, ha messo «sotto osservazione» Enel e altre società che hanno annunciato l’uscita dal carbone ma ancora non l’hanno completata. Il fondo ha già proteggere le società quotate da scalate estere in una situazione di crolli di mercato. Savona ha però evidenziato che «la speculazione allo scoperto è irrisoria» mentre andrebbe regolato meglio il sistema a livello europeo: «Abbiamo bisogno di un Esma autorevole che non c’è ancora» e ha detto che «se volevamo evitare tutta la speculazione era la chiusura della Borsa ma il potere non ce l’ha la Consob ma il ministro del Tesoro». Più in generale «la mia valutazione dei provvedimenti adottati dal governo, ne ho contati 11, molto articolati direi, è positiva». Per Savona andrebbe estesa la garanzia statale al capitale di rischio. Circa le banche, «se assumono un atteggiamento di prudenza, non si può giudicare errato; la posizione di rischio della attività bancaria dipende dalla capacità di rimborso dei crediti in essere, che segue il ciclo degli andamenti dell’attività produttiva, sulla quale oggi gravano le maggiori incertezze». eliminato dal suo portafoglio titoli Glencore, Angloamerican, Rwe e Vale.
Ieri Enel ha anche annunciato l’incremento della propria partecipazione nella controllata cilena Enel Ame’ricas S.A fino al 62,3% del capitale sociale. Il corrispettivo pagato ammonta a circa 701 milioni di dollari, pari a circa 639 milioni di euro, finanziato dai flussi di cassa della gestione corrente del gruppo italiano.