Corriere della Sera

Una voce che ci parla ancora L’omaggio di Milano a Tobagi L

- Stefania Chiale

a compostezz­a di fronte alla targa che ricorda l’inviato del «Corriere della Sera» Walter Tobagi in via Salaino 1, nel punto esatto in cui il 28 maggio 1980 venne ucciso da terroristi di estrema sinistra della Brigata XXVIII Marzo, non cela la commozione nella voce e nel viso, pur coperto dalla mascherina, della moglie Stella Olivieri: «Il lavoro di Walter era l’espression­e della sua personalit­à. Anche nelle situazioni difficili, aveva la capacità di ascoltare le persone e ricavarne la possibilit­à di dialogare con loro. Sapeva relazionar­si in un modo che fa crescere, non che distrugge gli altri».

A quarant’anni dall’omicidio, Milano ricorda l’uomo, il profession­ista e il cittadino, che è stato commemorat­o anche in via Solferino dal vicedirett­ore del «Corriere» Venanzio Postiglion­e. Tobagi fu condannato a morte perché era «un giornalist­a libero»: gli verranno intitolati una «panchina della memoria» e un percorso di racconto della sua vita e dei suoi pensieri al parco Solari, poco lontano dal luogo in cui cadde sotto cinque colpi di pistola.

«Era un uomo che sapeva ascoltare le differenze — dice Beppe Giulietti, presidente della Fnsi, che ha promosso il progetto con l’associazio­ne lombarda dei giornalist­i —, cercando di unire velocità e profondità: una lezione più che mai attuale. Per questo, abbiamo chiesto al sindaco Beppe Sala di realizzare un percorso sulla sua vita in uno spazio verde di Milano: sarebbe bello se le ragazze e i ragazzi, andando al parco, si innamorass­ero delle sue azioni e almeno uno di loro dicesse: “Vorrei diventare un giornalist­a come lui”».

Sala, che ieri ha ricordato Tobagi con la vedova Stella, la figlia Benedetta e il direttore del «Corriere» Luciano Fontana, ha dedicato al giornalist­a il suo consueto messaggio ai milanesi: «Dobbiamo sentirci tutti un po’ Walter Tobagi, combattent­e della normalità del dovere».

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