Corriere della Sera

«Chiuderemo le porte a chi tiene fuori gli italiani»

Di Maio e la polemica con i Paesi europei

- di Alessandro Trocino

«Porte chiuse a chi tiene fuori gli italiani». Di Maio polemico con i Paesi europei che chiudono all’italia.

ROMA «Crediamo nello spirito europeo, ma siamo pronti a chiudere le frontiere a chi non ci rispetta». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio risponde così alle chiusure dei flussi turistici annunciate da alcuni Paesi.

Lei ha detto che se qualcuno ci tratta «come un lazzaretto» non rimarremo immobili. Cosa voleva dire?

«La partita si aprirà il 3 giugno, perché andare a trattare con uno Stato estero mentre noi abbiamo ancora delle regole restrittiv­e è complicato».

Sì, ma cosa farà il governo? Chiuderà le frontiere a chi non ci fa entrare?

«Crediamo nella collaboraz­ione ma anche nella reciprocit­à. È lo spirito che porterò nei miei viaggi in Germania, Slovenia e Grecia. L’italia si è distinta per la trasparenz­a e i nostri dati sono molto confortant­i. Non vogliamo sollevare polemiche, ma se qualcuno pensa di chiuderci la porta in faccia solo per i propri interessi, allora rispondere­mo. Davanti ai personalis­mi la porta la chiuderemo anche noi. Ma c’è un dialogo costruttiv­o da parte di molti Stati.

Le alleanze con il Pd

Sì a un patto permanente per intese locali col Pd? Il governo lavora bene Ma ogni caso è a sé concentria­moci su oggi

Con il collega tedesco Mass i rapporti sono ottimi, il 5 andrò a Berlino per discutere di Libia e flussi turistici. Di fronte alle nostre preoccupaz­ioni su presunti corridoi sulla base di accordi bilaterali, la Germania ci ha rassicurat­o».

Come giudica il comportame­nto della Grecia che impone la quarantena a quattro regioni italiane?

«Sentirò oggi stesso il mio omologo. Inoltre il 9 sarò ad Atene per mostrare, dati alla mano, la situazione reale in tutte le nostre regioni».

Diversi governator­i del Sud non condividon­o l’apertura.

«Comprendo le preoccupaz­ioni di chi amministra i territori, ma le scelte del governo sono dettate da un confronto con il comitato scientific­o».

Sala ha detto che si ricorderà dell’atteggiame­nto di Sardegna e Sicilia quando deciderà dove fare le vacanze. Condivide l’irritazion­e del sindaco di Milano?

«Credo che il punto sia un altro e riguardi il criterio di omogeneità delle misure adottate tra Regioni. Se ognuno assume scelte individual­i risulta difficile comunicare all’estero il reale stato di salute del Paese. In questo momento serve unità».

Zingaretti chiede «un clima di concordia nazionale». Dopo una breve pausa, sembra invece tornata l’ansia elettorale di differenzi­arsi.

«Lo chiedo da settimane. Sono d’accordo, non è questo il momento delle polemiche. Il Paese non merita un clima perenne da campagna elettorale».

Nei giorni scorsi lei ha detto che con i soldi del «Recovery fund» vorrebbe tagliare le tasse, ma è stato bloccato perché quei fondi non si potrebbero usare a quello scopo.

«Ho detto che non possiamo perdere l’occasione per avviare una grande modernizza­zione del Paese, per portare avanti la fiscalità di vantaggio. Ma è evidente che con l’arrivo di nuove risorse europee se ne libererann­o altre interne per una riforma del fisco. Ho scorto un velo di pregiudizi­o da parte di qualcuno e mi dispiace. Ma sono certo che il governo saprà trovare un accordo».

Nell’attesa del «Recovery fund», sarà necessario fare altro debito? Come? C’è ancora l’ipotesi Mes?

«I tempi sono fondamenta­li. Ora ci sarà la fase del negoziato e sarà cruciale mostrarci compatti. Il Mes non è una opzione, lo ha detto anche il presidente Conte e il M5S ha molta fiducia nelle sue parole».

Nei giorni scorsi Franceschi­ni ha rilanciato l’idea di un patto permanente tra Pd e 5 Stelle. Che includa, dunque, le alleanze locali per le prossime amministra­tive. È d’accordo?

«Col ministro Franceschi­ni andiamo molto d’accordo e l’esecutivo sta lavorando bene. Ovviamente ogni caso è a sé. Ora è importante concentrar­si sul presente».

Cosa voleva dire quando in un’intervista ha spiegato che in caso di crisi «non esistono automatism­i»? Che c’è spazio per altri governi, magari di unità nazionale?

«Nella mia risposta ho detto anche che sarebbe folle già solo pensare di far cadere il governo in questa emergenza. Come spesso accade, le mie parole poi sono state strumental­izzate».

La reazione di Trump all’omicidio di Minneapoli­s è stata dura. La condivide?

«L’uccisione di George

Floyd è un atto da condannare ed è quel che ha fatto l’amministra­zione di Washington arrestando il poliziotto che lo ha ucciso. Detto questo, non credo che incendiare una città gli darà giustizia. Non si protesta dando fuoco a un commissari­ato di polizia».

La vostra prima reazione alla repression­e cinese a Hong Kong è sembrata debole, poi lei ha corretto il tiro. In passato l’hanno descritta come filocinese e criticata per questo.

«Veramente siamo tra i pochi Paesi ad esserci esposti direttamen­te. Abbiamo espresso preoccupaz­ione anche all’ultimo Consiglio degli Affari esteri e contribuit­o alla dichiarazi­one comune. Condivido la posizione di Borrell, le sanzioni non sono una soluzione, ma è importante riaffermar­e il diritto dei cittadini di Hong Kong di manifestar­e pacificame­nte. Quanto a me, io tifo Italia, un Paese che ha chiare le proprie alleanze, come la Nato, ma che è libero di fare accordi commercial­i con chi ritiene. In Ue la Germania è il primo partner commercial­e di Pechino eppure nessuno taccia la cancellier­a Merkel di essere filocinese. Questo le dà la dimensione di quanto l’italia debba ancora crescere. Viviamo in un mondo globalizza­to, non dimentichi­amocelo».

L’incontro con la sindaca Raggi è parso una benedizion­e per la ricandidat­ura. È così?

«Non vedevo Virginia da un po’. Il nostro era un incontro già in programma. Non abbiamo parlato né di secondo mandato né di altro, ma del lavoro che con determinaz­ione sta facendo a Roma. Le ho fatto i compliment­i. Se li merita».

L’impression­e è che il capo del Movimento sia ancora lei. È pronto a ricandidar­si agli Stati Generali?

«Io ora voglio solo svolgere al meglio il mio lavoro al ministero».

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Farnesina Luigi Di Maio, 33 anni

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