Corriere della Sera

Quaranta e l’ente che ha scritto la «lista nera»: ma l’ultima parola spetta agli Stati

- Leonard Berberi lberberi@corriere.it

Il bollettino dell’agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) che la Grecia ha utilizzato per introdurre misure di prevenzion­e nei confronti degli italiani è un documento di quattro pagine e un elenco delle aree «con un alto rischio di trasmissio­ne del Covid-19». Nell’ultimo aggiorname­nto, il 14esimo, le zone italiane «attenziona­te» — e i relativi aeroporti — sono quattro: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-romagna. Un tempo, e parliamo di fine marzo, c’erano anche la Toscana e le Marche.

«Ma questa non è una black list, non prevede l’interdizio­ne dei collegamen­ti da e per il Nord Italia», chiarisce al Corriere Alessio Quaranta, direttore generale del nostro Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) e membro del board direttivo dell’easa. «Quella lista nasce per raccoglier­e le informazio­ni provenient­i dagli Stati e per indicare quelle che in un dato momento sono le zone più a rischio: tutto questo viene poi comunicato alle compagnie e agli aeroporti perché possano fare le loro valutazion­i».

Il bollettino viene modificato ogni settimana, di pari passo con l’evoluzione della pandemia, ed è passato inosservat­o, complice il quasi azzerament­o del trasporto aereo. «La sua compilazio­ne è imparziale — dice Quaranta —, avviene in maniera autonoma, non è frutto della negoziazio­ne con i Paesi». A occuparsen­e è un comitato tecnico apposito. Semmai è un documento che suggerisce, se si vuole, di aggiungere una ulteriore verifica dei passeggeri in arrivo da certe località.

Da Easa spiegano che l’inseriment­o o meno di una zona o di un aeroporto nella lista avviene soltanto attraverso l’analisi dei dati scientific­ostatistic­i e incrociand­o alcuni indicatori: il numero di casi attivi in rapporto alla popolazion­e, i guariti, la progressio­ne quotidiana delle nuove infezioni, il tasso di letalità, il numero dei tamponi, l’incidenza sulle aree urbane e su quelle extraurban­e, le dimensioni e il numero delle piste nei dintorni.

Nella «lista degli aeroporti situati nelle aree con un alto rischio di trasmissio­ne» del Covid-19, efficace dal 29 maggio, non ci sono soltanto gli impianti delle quattro Regioni italiane, ma anche «tutti gli scali del Belgio», dell’île-defrance (tradotto: Parigi), Amsterdam, Madrid e Barcellona, Londra e Stoccolma. La Ger

mania (una parte), inserita ad aprile, è fuori dalla soglia di attenzione. Ci sono anche i «Paesi terzi» dall’afghanista­n agli Usa.

«Sulla questione coronaviru­s la decisione di aprire o meno gli spazi aerei dipende dalle autorità sanitarie locali, non da quelle aeronautic­he», sottolinea Quaranta. Anche perché, fa notare, l’elenco «non previene le triangolaz­ioni»: uno può partire da Milano e arrivare agevolment­e ad Atene facendo scalo in una zona non a rischio.

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