Corriere della Sera

«Potevano aspettare 7 giorni Ma la Lombardia pesa e il governo si è adeguato»

Il governator­e Rossi: De Luca ed Emiliano? Gazzarra

- di Maria Teresa Meli

ROMA Enrico Rossi, presidente della Toscana, lei era contrario a questa riapertura generalizz­ata, ma l’ha accettata.

«Tocca al governo decidere. Non si possono fare fughe in avanti o fare i pierini, gli sceriffi o, peggio ancora, proporre passaporti sanitari che non esistono e patenti di immunità che sono delle sciocchezz­e. Tutto questo non funziona e comunque non si può creare un clima di contrappos­izione tra regioni. Sarebbe sbagliato».

Però lei è preoccupat­o della riapertura della Lombardia.

«L’esperienza ci dice che la diffusione del virus in Toscana, come in altre regioni, è stata il prodotto della fuga dalla Lombardia poco prima del lockdown. Quindi un po’ di prudenza e la pazienza di aspettare una settimana in più non so a chi avrebbero potuto far male. La verità è che Fontana e Sala hanno fatto la corsa per la riapertura e alla fine il governo si è adeguato. Invece una maggiore gradualità terrebbe insieme meglio il Paese».

Ce l’ha con la Lombardia e con Sala?

«Non voglio ergermi a giudice, ma come si fa a dire “ce ne ricorderem­o” in polemica con la Sardegna? Comunque no, non ce l’ho con la Lombardia. Anzi, mi ha colpito in positivo Mattarella che cerca di farci sentire tutti partecipi di una vicenda nazionale andando a celebrare il due giugno a Codogno».

Lei critica anche i governator­i «sceriffi», si riferisce a Vincenzo De Luca e Michele Emiliano?

«Si, hanno fatto un po’ di gazzarra. Del resto, tutti sanno che ci sono due atteggiame­nti

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La frase di Sala

Non voglio ergermi a giudice, ma come si fa a dire “ce ne ricorderem­o” alla Sardegna?

che portano un facile consenso: uno quello improntato a una rigidità assoluta, l’altro quello di chi spinge per riaprire e che intercetta un bisogno vero. Però così facendo si rischia di alimentare una democrazia emozionale: un pendolo che sbanda una volta da una parte, una volta dall’altra. E quindi così si genera più confusione che altro».

E se fosse stato il Sud a trovarsi nella condizione della Lombardia?

«Bella domanda. Il peso della Lombardia nelle scelte c’è, è inutile negarlo. Certo qualche riflession­e, anche autocritic­a, non avrebbe guastato da parte di quella regione».

La Lombardia ora è nel mirino dei magistrati...

«Capisco che c’è l’obbligator­ietà dell’azione penale, ma penso che non ci siano responsabi­lità di omicidio colposo o doloso. Sono stati fatti errori da parte della politica, ma non certo per cattiva volontà. Non si possono fare processi staliniani e cercare capri espiatori».

In generale che giudizio dà del governo in questa emergenza?

«Nella prima fase l’azione del governo ha avuto una qualche efficacia. Forse avremmo dovuto chiudere prima le zone colpite. Ora secondo me il fallimento maggiore si registra sul fronte della scuola. Bene, invece per quanto riguarda la liquidità e sussidi. Ci saranno ritardi, ma è normale. Però si deve sapere che non si può vivere tutta la vita di sussidi. Né si può dire che con il recovery fund si possono finalmente abbassare le tasse perché poi l’europa ci spernacchi­a».

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