Corriere della Sera

«Clinicamen­te non c’è più virus» Un caso le parole di Zangrillo

- Margherita De Bac

ROMA Può un virus essere un’opinione? Non dovrebbe, eppure sembra sia proprio così a giudicare dal dibattito che si è scatenato, sempre più aspramente, fra i cosiddetti «scienziati», attorno al comportame­nto del Sars-cov-2. Muta, non muta, sta cambiando? E ognuno a dire la sua, senza pensare alle conseguenz­e che certe affermazio­ni possono avere sul cittadino in un momento tanto delicato per la tenuta del Paese, con il ministro della Salute Roberto Speranza in perpetua allerta: «Il rischio di una ripresa dell’epidemia c’è».

Ieri a generare nuove polemiche è stato Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano che cita tra le fonti anche studi della Emory University: «Il nuovo coronaviru­s non esiste più clinicamen­te e ha perso la sua potenza iniziale», sostiene osservando quanto sta accadendo negli ospedali dove i posti letto di rianimazio­ne si sono svuotati grazie alla mancanza di pazienti gravi. «Eppure un mese fa sentivamo epidemiolo­gi temere l’arrivo a inizio giugno di una nuova ondata. Qualcuno terrorizza l’italia», contesta quelle previsioni Zangrillo, spalleggia­to dall’infettivol­ogo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti: «Il virus potrebbe ora essere diverso, la potenza iniziale si è spenta e i malati di oggi sono diversi da quelli visti a marzo e aprile». L’ipotesi che l’agente infettivo del Covid si sia modificato è però stata smontata a più riprese da diversi virologi impegnati sul campo, nei laboratori: confrontan­do migliaia di sequenze del genoma del Sars-cov-2 non sono state notate mutazioni significat­ive tali da determinar­e l’attenuazio­ne della malattia.

Le frasi di Zangrillo hanno trovato un muro invalicabi­le. Giuseppe Ippolito, direttore scientific­o dello Spallanzan­i, dice che «i casi sono meno gravi perché le misure di contenimen­to hanno funzionato, al momento però nulla fa pensare che il virus sia diverso. L’attenuazio­ne richiede anni». Si dice «sconcertat­o» Franco Locatelli, con Ippolito componente del Comitato tecnico scientific­o, e come lui lo pneumologo Luca Richeldi: «Il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza». Durissimo anche il coordinato­re del Comitato tecnico scientific­o Agostino Miozzo: «Nessuna evidenza, parole così superficia­li e fuorvianti sono decisament­e pericolose».

E il sottosegre­tario alla Salute, Sandra Zampa, teme che queste uscite finiscano col confondere gli italiani «favorendo comportame­nti rischiosi».

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