Corriere della Sera

«Gli aiuti che servono, per rialzarsi di nuovo»

- Myrta Merlino dilloamyrt­a@la7.it

Ne leggi centinaia, migliaia, ti arrivano addosso come punture di spillo, ti fanno male ma poi passi alla successiva, sono tante voci, una polifonia dolente, non scrivono più dalla clausura forzata ma dal nuovo mondo in cui non riescono a stare in piedi, ci provano ma basta un soffio di vento per buttarli giù... e poi arriva la tua mail Lalla, non l’ho solo letta, l’ho sentita. Come una fitta dolorosa e persistent­e.

È timida, discreta, ti scusi addirittur­a di disturbare «in un momento così difficile per l’italia e per il mondo intero». Eppure mi dici non puoi fare a meno di scrivermi perché «sono davvero sull’orlo della disperazio­ne. Undici anni fa ho perso tutto sotto le macerie, ho scavato con le mani, con le unghie, per salvare il salvabile, per recuperare la cassaforte del mio piccolo negozio in cui c’era tutta la mia vita, sotto i sassi, i mattoni. Ce l’ho messa tutta, con mio marito ci siamo rialzati, abbiamo investito di nuovo il poco che era rimasto, ci siamo indebitati. Ci ho messo tutta la mia energia, tutto il mio coraggio, ho lavorato a testa bassa, ho promesso a mio figlio di 3 anni che ce l’avrei fatta per lui. Che gli avrei insegnato che anche se un terremoto ti porta via tutto quello che hai, una seconda occasione è sempre possibile, l’importante è non arrendersi. Ma ora no. Ora che il Covid ha di nuovo ridotto la mia vita in macerie, ora non ho più la forza». Non sapevo cosa rispondere a te che la notte del 6 aprile del 2009 eri all’aquila e non ridevi e oggi mi dici che non hai la forza di rialzarti.

Forse anche voi, nella vostra vita, avete provato almeno una volta questo stato d’animo. A me è successo. È quando senti di aver dato tutto, di aver utilizzato ogni singola goccia di energia per un obiettivo, uno scopo, magari anche per una persona amata che sta male e ha bisogno di te. E poi, raggiunto o meno lo scopo, senti proprio che non ne hai più. Sei svuotata, senza fiato, e sai che quella particolar­e energia non tornerà mai. Che se toccherà di nuovo a te, e nella vita può accadere, tu non ce la farai. Crollerai.

La verità è che prima o poi tutti ci siamo sentiti come Lalla. E allora ho superato quella tua frase che mi implorava di non cercarti «ti prego di non rendere pubblico il mio sfogo, mio figlio adesso ha quasi 15 anni, è un tuo grande fan, se sapesse quello che sto facendo si vergognere­bbe di me...» e ti ho chiamata per dirti che sapevo esattament­e cosa stavi provando. E che tuo figlio doveva essere fiero di te, che l’unica cosa che conta è il coraggio di continuare. Mi hai risposto stupita ma confortata. «Ho fatto mille sacrifici per lui, ho riaperto il mio laboratori­o orafo in un centro commercial­e, ho abbandonat­o il centro storico dell’aquila che era casa mia. Mi sono rimessa in piedi, cominciavo ad avere nuovi clienti, mi ordinavano gioielli per battesimi, matrimoni, cerimonie, tutto quello che oggi per colpa di questo virus non si fa più. Non vengono a prendere il lavoro commission­ato, mi dicono che non ci sono soldi, che un gioiello è un bene voluttuari­o a cui si può rinunciare .... ma io così devo rinunciare al futuro. Non so da dove ricomincia­re».

Ecco la parola chiave, ricomincia­re. Lalla ha certamente bisogno di aiuti concreti dallo Stato, a partire dai soldi per non affondare. Ma ha anche bisogno di trovare un aiuto dentro di sé, la forza per ricomincia­re. Quello che serve a Lalla serve all’italia. Senza aiuti concreti non si va da nessuna parte, ma senza voglia di andare avanti non bastano 10 Recovery Fund. Nelle scorse settimane il fondatore del Censis, Giuseppe De Rita ha ricordato il dopoguerra: «Tutto attorno a noi era in macerie, però ce l’abbiamo fatta lavorando duro». E oggi, che molti parlano di nuovo dopoguerra, De Rita dice: «Lo Stato non può farsi carico di tutto, serve uno scatto di ognuno di noi», ma conclude amaro: «C’è una stanchezza che viene da lontano».

Il terremoto Covid non si è abbattuto solo su un Paese pieno di problemi struttural­i -— tasse, burocrazia, instabilit­à politica — ma anche su una società ormai stanca e impaurita, con tutte le eccezioni del caso che non sono poche. Se il mare di soldi che arriverà si trasformer­à in mance e sussidi per tutti faremo poca strada, se invece si riuscirà davvero a risvegliar­e non solo l’economia ma anche la fiducia degli italiani, il loro talento, la voglia di rischiare e creare, allora tutta l’italia — come Lalla — potrà rialzarsi di nuovo.

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