Corriere della Sera

«Kate, solo una parvenue» firmato Anna Pasternak E si scatena la lite tra nobili

L’ira della moglie di William contro la nipote dello scrittore

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Luigi Ippolito

LONDRA Panico nelle contee. I duchi di Cambridge (ossia William e Kate) sono scesi in guerra contro Tatler, la rivista che è la bibbia dell’alta società britannica, rea di aver pubblicato un articolo irriguardo­so nei confronti della duchessa. Ma Tatler è il vademecum sfogliato in tutti i salotti della upper class: con chi bisognerà schierarsi allora?

A dare fuoco alle polveri è stato il pezzo di copertina dell’ultimo numero della rivista, intitolato «Catherine the Great», Caterina la Grande: apparentem­ente un elogio della moglie di William, ma in realtà zeppo di perfidia. Lo ha firmato Anna Pasternak, pronipote dell’autore del «Dottor Zhivago», già scrittrice di diversi libri sui reali e rea confessa di «elitario snobismo».

Nell’articolo si svelano i retroscena del litigio fra Kate e Meghan Markle, che al matrimonio di quest’ultima si sarebbero accapiglia­te sul dilemma calze sì/calze no per le damigelle (l’ha spuntata Meghan): ma soprattutt­o si riferisce che la duchessa si sentirebbe «esausta e intrappola­ta» a causa della diserzione

L’autrice

Qui sopra, Boris Pasternak (1890-1960), lo scrittore russo autore de «Il dottor Zhivago». In alto, Anna Pasternak, autrice dell’articolo sulla famiglia Middleton pubblicato da «Tatler». Anna è pronipote di Boris e ha già pubblicato diversi libri sui reali dei duchi di Sussex, che ha scaricato su di lei una gran mole di lavoro che le impedirebb­e di stare abbastanza con i figli.

Le frasi peggiori però sono riservate alla famiglia Middleton, dove si ricorda che Carole, la madre di Kate, è una ex hostess nata in una casa popolare ed è una NQOCD (Not Quite Our Class, Darling, non proprio la nostra classe, cara) che ha imposto il suo gusto pacchiano alla casa di William e Kate, definita «molto Buckingham­shire» (ossia la contea prediletta dai nouveax riches): «Ben lontano dall’essere un tipica dimora aristocrat­ica, con tappeti consumati e peli di cane ovunque, appare come uno scintillan­te hotel a cinque stelle, con cuscini e candele».

Per finire, Kate viene indicata come «pericolosa­mente magra» e accostata per questo alla principess­a Diana, che notoriamen­te oscillava fra anoressia e bulimia. E lei e la sorella Pippa vengono descritte in sostanza come delle scaltre arrampicat­rici sociali.

Ce n’era abbastanza per scatenare la reazione dei duchi di Cambridge: che già la settimana scorsa hanno fatto uscire un insolito e furibondo comunicato da Kensington Palace in cui definivano l’articolo «falso e inaccurato». Ma

La rivista In alto, la copertina della rivista «Tatler» dedicata a «Caterina la Grande». Qui sopra, la mamma di Kate, Carole: nell’articolo è presa di mira. Foto grande: William e Kate adesso, ha svelato ieri il Mail on Sunday, William e Kate sono addirittur­a passati alle vie legali: i loro avvocati hanno scritto a Tatler per ingiungere alla rivista di rimuovere l’articolo dal loro sito internet. Altrimenti finiranno in tribunale. E’ un passo davvero fuori programma per una coppia riservata come i duchi di Cambridge: e che riporta piuttosto alla campagna contro i tabloid lanciata da Harry e Meghan, che hanno citato in giudizio il Daily Mail per violazione della privacy (e hanno perso il primo round della causa). Vedere i membri della famiglia reale scendere in campo contro i giornali non è un bello spettacolo: e infatti i duchi di Sussex sono stati criticati per aver deciso di tagliare ogni contatto con i tabloid inglesi.

Solo che ora nel mirino non è finito un giornale popolare o scandalist­ico, ma la rivista preferita dagli aristocrat­ici (o aspiranti tali): Tatler è un mensile di gossip d’alto bordo, tutto marchesi e contessine impegnati in feste e balli, condito di consigli aspirazion­ali su come apparire davvero altolocati. Insomma, è una guerra civile in seno alla migliore società: e capire da che parte stare sarà più faticoso di una caccia alla volpe.

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