Corriere della Sera

La partita incrociata delle Generali

La sfida nello scenario europeo. Tra i soci da Benetton a Caltagiron­e

- Di Sergio Bocconi

Quando Leonardo Del Vecchio si è palesato azionista di Mediobanca, nel settembre 2019, chi ha fatto riflession­i sulle ragioni della mossa ha ovviamente messo in relazione il fatto che l’imprendito­re è da tempo socio significat­ivo di Generali, la partecipaz­ione strategica più importante di Piazzetta Cuccia.

Accanto alla banca guidata da Alberto Nagel, nel Leone di Trieste si sono costituiti a partire dal 2007 (con un’accelerazi­one nel 2017-2018) altri soci di rilievo con acquisti effettuati in tempi diversi e senza concerto: Del Vecchio appunto (che oggi ha il 5%), Francesco Gaetano Caltagiron­e (5%), Benetton (4%) e De Agostini (1,5).

Investimen­ti guidati principalm­ente da due obiettivi: i rendimenti (da fine 2016, inizio della nuova gestione affidata al ceo Philippe Donnet, al febbraio 2020, il ritorno totale per gli azionisti è stato dell’88%); la posizione centrale dell’asset Generali nel nostro panorama finanziari­o. E che hanno creato un «nocciolo» nazionale che può far conto, compresa la quota di Mediobanca pari al 13%, su l 28% della più grande compagnia di assicurazi­oni italiana.

Compagnia che rappresent­a una delle poche nostre grandi multinazio­nali, con 70 miliardi di premi (concentrat­i per la maggior parte in Europa, un terzo in Italia), e un network operativo in 50 Paesi. E un asset nazionale di rilevanza strategica: il gruppo ha attivi gestiti per 630 miliardi ed è fra i principali detentori di titoli di Stato con circa 60 miliardi di Btp in portafogli­o.

Ragioni sufficient­i per tenere sempre alta l’attenzione sulla compagnia. E periodicam­ente il mercato è sollecitat­o da suggestion­i e ipotesi relative soprattutt­o a mire internazio­nali, considerat­e le dimensioni del gruppo.

La concorrent­e francese Axa è uno dei soggetti più ricorrenti nei rumor nonostante abbia più volte smentito di avere intenzioni in questa direzione. Riflession­i su un’integrazio­ne hanno avuto poi protagonis­ta qualche tempo fa Intesa Sanpaolo, ma senza che alcun progetto sia stato alla fine portato a termine. Mediobanca, al cui utile Generali contribuis­ce per circa un terzo, ha sempre presentato la lista di maggioranz­a per i vertici di Generali. La banca ha però da un lato comunicato di poter anche ridurre la quota in presenza di opportunit­à per rafforzare il proprio core business, dall’altro ha spinto per dare a Trieste una governance più da public company con l’introduzio­ne della facoltà per il consiglio uscente di presentare una propria lista per i vertici, facoltà entrata in statuto insieme a un rafforzame­nto delle minoranze.

Per le Generali tutto ciò significa una conferma del proprio ruolo centrale nella nostra economia e finanza. Perciò l’ingresso di Del Vecchio nell’azionariat­o di Piazzetta Cuccia ha forse colto di sorpresa il mercato per il timing. Non per i possibili obiettivi.

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